ANNI ’70 IN ITALIA: COSA SI LEGGEVA?

Cosa si leggeva in Italia negli anni ’70? Cosa appassionava i lettori italiani in un periodo così complesso per il nostro paese in termini politico/sociali? Scopriamolo!

Non c’è nulla di meglio che sbirciare nelle librerie altrui per scovare nuove letture! Questa l’affermazione che più si dice quando si vuole andare a caccia di nuove avventure (magari anche fuori dalla propria area di confort). Ecco allora che potrebbe anche darsi che, grazie a questo meccanismo, siano proprio i lettori degli anni ’70 a consigliare libri (letti a quei tempi sotto l’ombrellone, in montagna, a casa, ecc.).

In una Italia che affrontava anni di tumulti, oscuri, difficili e sofferti, si leggeva molto, si andava al cinema, ci si scambiava pareri al bar sul calcio (Maradona muoveva i suoi primi passi verso l’olimpo calcistico apprestandosi ad affiancare l’altra leggenda Pelè), sulle ultime uscite musicali (nei locali impazzava la disco music e ci si scatenava sulle note di “la febbre del sabato sera”) ma soprattutto si scriveva la storia del nostro paese attraverso la letteratura per ragazzi. 

In Italia gli anni ’70 in termini editoriali sono contraddistinti da una passione spasmodica degli italiani nei confronti del fantasy e della fantascienza. La casa editrice Nord inaugura così la collana COSMO che intratterrà diverse generazioni di lettori e Mondadori si difende egregiamente con la collana Urania (fondata negli anni ’50 che ad oggi risulta essere la più longeva in Italia) e pubblica “Guida galattica per autostoppisti” di Douglas Adams.

D’altra parte, gli anni ’70 in Italia si aprono con l’uscita in libreria di Italo Calvino ed il suo “Gli amori difficili”, Il Premio Strega viene dato a Guido Piovene per il suo “Le stelle fredde” mentre il Premio Campiello è assegnato a Mario Soldati per “L’attore”.

Ecco, dunque, che emergono una serie di titoli interessantissimi da recuperare se non li si è ancora letti! Scopriamoli!

“Rendersene conto non voleva, perché sarebbe stato riconoscere d’essersi sbagliata: così continuava ad attribuirmi doti, autorità e gusti che ero ben lontano dall’avere; ma in fondo chi io fossi veramente era una questione di dettaglio, e lei per una questione di dettaglio non voleva essere smentita.”

Il primo titolo che dunque potremmo aver scovato in mano ai lettori italiani degli anni ’70 in giro su treni, autobus, metro, ed ancora: in spiaggia, in montagna, durante una giornata feriale o attendendo tra una fila e l’altra in poste, in banca ecc. è proprio “Gli amori difficili” di Italo Calvino.

Un insieme di storie di Calvino rimasto indelebile ed universale poiché ancora maledettamente attuale. Il tema è l’amore, in particolare la difficoltà di comunicazione all’interno di una relazione amorosa (al di là del genere e del rapporto amoroso nello specifico).

Questo titolo potrebbe fare al caso di un variegato gruppo di lettori. Potrebbe infatti fungere da ottimo approccio allo stile di scrittura dell’autore poiché si parte in sordina con una raccolta di racconti (una ventina di storie). Proprio perché si tratta di una raccolta esso è poi un titolo adattissimo agli appassionati di racconti appunto, ed è adattissimo a chi come abitudini di lettura preferisce incasellare un racconto di una raccolta ad un romanzo lungo o un “mattone”. Questo libro di Calvino è poi un piacevole approfondimento dell’autore se si è già letto qualcosa dell’autore o si è appassionati della sua prosa.

Ci sono poi lettori che amano dedicarsi alla lettura dei vari premi letterari prestigiosi, come quelli italiani del Premio Strega e Campiello o internazionali come il Pulitzer ecc.

Allora potrebbero essere interessantissimi da recuperare i vincitori di quegli anni dei premi italiani sopradetti, in particolare proprio quelli del ’70.

Premio Strega degli anni ’70: “Le stelle fredde” di Guido Piovene

Tra i titoli meno noti del premio c’è sicuramente questo o per meglio dire questo romanzo non ha retto il passare del tempo perché ad oggi, citando il Premio Strega, pochi se non quasi nessuno (tre lettori e critica) parla o cita questo libro.

Esso si inserisce sempre in una riflessione di quegli anni sui rapporti amorosi ed in particolare sullo scandagliare il matrimonio come istituzione e tutto ciò che deriva. Lo si fa in chiave di “giallo” o comunque inserendo l’elemento investigativo che tanto è amato dagli italiani.

La trama: “Abbandonato dalla donna che ama, il protagonista del romanzo lascia la città per trasferirsi nella casa avita in campagna. Qui viene sospettato dell’omicidio di una persona che nutriva per lui antichi rancori. Ha così inizio una fuga da sé e un ritiro dal mondo durante il quale incontrerà un redivivo Fëdor Dostoevskij; prima di decidere di fare ritorno al mondo dei morti, lo strano personaggio rivela al protagonista una sconvolgente verità: se il mondo dei vivi trabocca di esseri più simili ad astrazioni che a realtà, quello dei morti non è che la sua immagine speculare. All’uomo non resta che cercare dentro di sé le ragioni del suo rifiuto della realtà, quasi che la possibile soluzione si possa trovare solo nel passaggio dalla vita all’impassibile aldilà della scrittura. Per aspirare a una condizione che è insieme vita e morte, la condizione di chi, pur calato profondamente nella realtà, sente la propria solitudine come l’unica condizione possibile.”

A questo romanzo si affianca poi il titolo che vince il Premio Campiello di quegli anni e cioè “L’attore” di Mario Soldati.

Premio Campiello degli anni ’70: “L’attore” di Mario Soldati

Anche in questo caso ci si trova di fronte ad un titolo amatissimo e letto ai tempi di cui però oggi si parla e consiglia poco e cioè “L’attore” di Mario Soldati.

In questo romanzo ci si trova di fronte ad “Enzo Melchiorri, vecchio caratterista senza lavoro alle prese con i debiti causati dal vizio del gioco della moglie Licia. L’interno famigliare si rivela avvolto in una rete ambigua di inganni, di ricatti e seduzioni, sacrifici e tormenti… L’azione, tra una villetta liberty di Bordighera, i casinò della Costa Azzurra e la Roma della burocrazia Rai, ci regala una vivace descrizione dell’Italia del boom, di una borghesia in declino e in mutazione.”

Questo romanzo, letto oggi, riesce a chiarificare una serie di elementi che riguardano il mondo dello spettacolo italiano ed in particolare dinamiche e “un certo modo di fare” all’interno della televisione di stato: la Rai.

A questi titoli se ne affiancano altri che in qualche modo fanno capire come “le abitudini di lettura” degli italiani siano cambiate nel corso del tempo ed anche i gusti per certi generi.

Impazzava negli anni ’70 l’amore per la fantascienza e nascevano serie che hanno fatto la Storia dell’editoria italiana.

LA SERIE URANIA DI MONDADORI: la fantascienza letta sulle riviste!

La fortunata collana lanciata da Mondadori “Urania” esce per la prima volta nel 1952 e negli anni ’70 era oramai sugli scaffali di migliaia di librerie nelle case degli italiani con i titoli più disparati di cui la primissima uscita “Le sabbie di Marte” di Arthur C. Clarke.

Leggere questo romanzo ad oggi rappresenta una chicca rispetto agli enormi progressi fatti in ambito scientifico e al sembrerebbe nuovo sogno dell’umanità “vivere su Marte” (perché l’uomo preferisce colonizzare altri pianeti e scappare dalla Terra invece che salvaguardarne lo stato di salute è ancora un mistero ironicamente insondato).

Il lettore si troverà invischiato nelle sabbie di Marte nate dalla fantasia di Arthur Clark e si seguono le vicende della “prima nave di linea regolare fra i pianeti, l’Ares, è al suo viaggio inaugurale. Porta su Marte, tra gli altri, lo scrittore di fantascienza Martin Gibson, che sarà testimone delle dure lotte dei pionieri per colonizzare il pianeta: un mondo quasi privo di vegetazione e poverissimo di ossigeno, sul quale uomini coraggiosi combattono per rendere migliore quella che considerano la loro nuova patria. Pubblicato nel 1951, dieci anni prima del volo di Gagarin, e già l’anno seguente tradotto in Italia per inaugurare la gloriosa collana “Urania”, “Le sabbie di Marte” è un romanzo visionario e avvincente che ha saputo anticipare gli sviluppi tecnologici e scientifici dei decenni successivi.”

Un bellissimo romanzo che, complice anche l’estremo interesse in questi anni nei confronti del pianeta Marte, vede Mondadori ristamparlo nel 2021 con una nuova edizione davvero bellissima da avere in libreria (metti che poi si possieda anche un lascito del nonno con la prima edizione o comunque una vecchia edizione del suddetto e…).

Insomma, un viaggio di esplorazione che porta alla luce quanto l’autore sia stato un pioniere della colonizzazione marziana di prossimo futuro!? Chissà. Certo è che la collana di Mondadori all’epoca non poteva garantirsi “apertura migliore”.

La storia della collana principale (a questa se ne affiancano delle “figlie” di cui Urania Horror) si affianca infatti all’omonima rivista di racconti di fantascienza lanciata da Mondadori nello stesso periodo. Se la rivista però non vede che la pubblicazione di 14 numeri, la collana di romanzi ebbe un successo immediato (anche e soprattutto grazie a “Le sabbie di Marte”) e dettò la longevità della stessa.

In Italia è grazie ad Urania se negli anni ’70 gli italiani da tempo potevano oramai acquistare e leggere tantissimi titoli di alcuni tra i padri della fantascienza come Isaac AsimovBallardDick ecc.

Negli anni ’70, visto il boom che in Italia riscuotevano i libri di fantascienza, a concorrere con la collana di Mondadori vi è quella della casa editrice Nord conosciuta poi come Cosmo “serie Oro ed Argento”.

LA SERIE COSMO ORO E ARGENTO DI NORD: dalle riviste alle collane per un rinnovo editoriale

Le pubblicazioni in Italia di libri ed autori di fantascienza attingevano a piene mani dal mercato editoriale di genere angloamericano fin dai tempi del lancio di riviste e collane dedicate al genere da parte di Mondadori, poi La Tribuna, successivamente di Ponzoni e così via.

In questo caso, ossia negli anni ’50 il problema era la distribuzione ed pochissime opere poterono accedere ad una distribuzione molto più ampia tra librerie ed edicole come il caso dell’antologia di Einaudi “Le meraviglie del possibile” e quel capolavoro (seppur non perfetto e che King cita nel suo “L’ombra dello scorpione”) “Fiori di Algeron”, in Italia portato da Longanesi.

Per mere questioni economiche di distribuzione negli anni ’70, Libra Editrice investe nel lancio di una serie di collane ed una rivista con un formato ibrido ma vendute per corrispondenza. Questo cercare di “invertire la tendenza” e ammortizzare i costi di distribuzione viene raccolto dalla neonata Editrice Nord, che nella persona di Giangiacomo Viviani, decide di sviluppare un nuovo formato: il tascabile cartonato.

Nasceva la collana Cosmo. La serie si prefiggeva di tradurre e portare in Italia le maggiori novità di genere internazionali (soprattutto americane). Questa serie venne connotata per colore “Cosmo Argento”. A questa fin da subito venne affiancata “la sorella” Cosmo serie Oro, dedicata invece alla ristampa di quelle opere già tradotte e presenti in riviste concorrenti come quella di Urania di Mondadori nella quale le opere venivano soggette a tagli e censure dell’epoca.

In Italia, dunque, grazie a questa collana arrivano titoli imprescindibili per gli amanti della fantascienza che hanno fatto di questo periodo “l’epoca d’oro del genere”.

L’oro della fantascienza degli anni ’70 in Italia: Il “ciclo di Dune di Frank Herbert e  “Neuromante di William Gibson.

Colui che influenzò l’immaginario collettivo di quegli anni e che “preparò il terreno” a quello che sarà il Boom “Star Wars”: Frank Herbert ed il suo “ciclo di Dune” in Italia presente nella collana Cosmo Oro di Nord.

Questo, rispetto ai titoli sopracitati, per la maggior parte dei lettori (o comunque quei lettori non ferrati sulla storia del genere fantascientifico), rappresenta l’unico conosciuto (tranne che per la postilla di “Guida galattica per autostoppisti”, libro amatissimo al di là degli anni e dei generi per la sua ironia e sagacia) del “mucchio”.

Complice anche il lavoro cinematografico che in questi ultimi anni si sta compiendo sulla storia di Herbert (il primo film della saga è uscito da un po’, si attende il seguito e non si fa che chiacchierarne ovunque), i lettori italiani stanno riscoprendo la saga letteraria (a detta dei più per capirci qualcosa del primo film visto o anche scoprire cosa succederà, cosa aspettarsi dalla saga cinematografica).

Ma di cosa parla Dune? In soldoni questa è la storia (fortemente credibile visti i problemi relativi al cambiamento climatico e tutti i disastrosi problemi di oggi relativi ad esso) della lotta politica per ottenere l’egemonia sulle risorse naturali del pianeta Arrakis (chiamato anche Dune per la sua caratteristica d’essere un pianeta prettamente desertico) da parte di due imponenti famiglie che si contengono il potere nella Galassia: gli Atreides e i Harkonnen.

Perché ci si contende il controllo di Dune? Perché su questo insospettabile pianeta desertico si raccoglie e poi raffina una “spezia” il Melange che per il sistema galattico del mondo caratterizzato da Herbert è fondamentale ai fini del viaggio nello spazio. Ossia negli spostamenti da un pianeta all’altro all’interno della Galassia. Esso, il Melange, può essere inteso a tutti gli effetti come “il carburante” per le navicelle, navi da trasporto ecc. spaziali.

Queste a grandissime linee la trama di quello che di fatto è un universo tra i più belli e complessi che la letteratura internazionale offre all’immaginario umano terreste e che può tranquillamente essere una lettura adatta anche ai NON amanti del genere.

Questo perché come intuibile, Dune non è solo pura fantascienza ma una vera e propria storia politica perché al centro del ciclo c’è il genere umano, l’uomo del futuro ed in quanto le vicende partono nel 26.391 d.C., la saga lascia il lettore con la fatidica domanda: l’uomo avrà imparato dai propri errori e costruito una società, un sistema migliore?

Altro caposaldo del genere, che in Italia grazie alla Serie Cosmo di Nord ottiene una edizione valida tanto quanto il suo contenuto è “Neuromante” di William Gibson.

Anche se sforiamo gli anni ’70 perché il suddetto titolo esce nella collana nell’86, è altrettanto imprescindibile parlarne perché rappresenta il “gettare le basi” in Italia per un nuovo gusto letterario all’interno del genere e cioè l’affacciarsi, da parte dei lettori italiani in un sottogenere ad oggi amatissimo: il cyberpunk.

Questo romanzo, infatti, a posteriori venne definito il primissimo volume di genere cyberpunk ed il suo autore venne annoverato come padre fondatore del sottogenere.

Per gli amanti del cyberpunk sarà dunque una delizia recuperare questa lettura ed è un romanzo consigliato anche e soprattutto ai lettori che hanno provato ad avvicinarsi a questo genere con risultati freddi o poco entusiastici.

Infatti, nel 2017, Mondadori ristampa questo gioiello letterario di genere e permette a tutti coloro che non hanno alcuna intenzione di impazzire per cercare all’usato vecchie edizioni di potersi godere la lettura.

Ma di cosa tratta “Neuromante” di William GIbson?

La storia segue le vicende di un mondo “di cupa delinquenza e di elevata tecnologia, di droghe e computer, di traffico nero di organi umani, di popolosi quartieri dove si aggira il più squallido sottobosco umano. In questo mondo si muove Case, un tempo il miglior “cowboy” d’interfaccia, che, con la mente, riusciva a entrare e a muoversi nel “cyberspazio”, dove la sua essenza disincarnata frugava nelle banche dati di ricchissime multinazionali per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Dopo aver cercato di ingannare alcuni di loro, il suo sistema nervoso è stato danneggiato in maniera tale da non poter più entrare nel “cyberspazio”. Ma adesso gli viene offerta una nuova possibilità e sta soltanto a lui sfruttarla a dovere…”

Tornando, senza barare come nel sopra citato di Gibson, i lettori italiani negli anni ’70 avevano poi conosciuto quello che sarebbe poi stato salutato dai più come “l’esordio più riuscito di tutti i tempi”, quello di un giovanissimo signore delle tenebre: Stephen King.

Usciva in libreria edito Sonzogno nel 1977 “Carrie”.

Sonzogno ed il 1977: In Italia esce “Carrie” di Stephen King

Il 1977 esce, con uno scarto di tre anni dall’uscita negli Stati Uniti, “Carrie” di Stephen King. In Italia dalla fantascienza si passa alla passione spasmodica per l’horror e la corsa degli editori italiani nello scovare titoli ed autori del genere che nel 2023 consideriamo del tutto i classici della letteratura di genere.

Questa storia è tanto leggendaria per il genere horror quanto per il tema, purtroppo sempre attuale e fiorente, del bullismo.

La protagonista èCarrie è un’adolescente presa di mira dai compagni, ma ha un dono: può muovere gli oggetti con il potere della mente. Le porte si chiudono, le candele si spengono. Un potere che è anche una condanna. E quando, inaspettato, arriva un atto di gentilezza da una delle sue compagne di classe, un’occasione di normalità in una vita molto diversa da quella dei suoi coetanei, Carrie spera finalmente in un cambiamento. Ma ecco che il sogno si trasforma in un incubo, quello che sembrava un dono diventa un’arma di sangue e distruzione che nessuno potrà mai dimenticare.”


Questo contributo nasce dalla voglia di scoprire come si sono evoluti negli anni in Italia i gusti dei lettori nel Paese e, tramite queste evoluzioni, poter immergersi anche nella storia dell’evoluzione delle scelte editoriali che contribuiscono ancora oggi a definire l’immaginario collettivo preferendo alcuni titoli rispetto ad altri.

Caro lettore, dunque, se sei arrivato fin qui ti auguriamo come sempre tante ottime letture e ti rimandiamo alla seconda parte del “Ma cosa leggevano gli italiani negli anni ‘70” sempre qui su Fenice.

Fine prima parte!

Link utili per approfondire:

Sito ufficiale italiano di Stephen King

Cosa leggevano in spiaggia gli italiani del ’70/80