Arte e censura: un rapporto in continua evoluzione

di Mariachiara Leone

Arte e censura: un rapporto in continua evoluzione. Casi di censura nell’arte dall’Ottocento al XXIesimo secolo.

Di casi eclatanti di censura nell’arte c’è ne sono tanti. Alcuni hanno fatto “più rumore” di altri. 

Per alcuni, è compito degli artisti essere “gli scomodi”, quelli che “sfidano” tabù, convenzioni sociali e dinamiche social nel mondo del digitale (il 21esimo secolo).

I casi riportati all’interno di questo articolo rendono evidente come la censura vada inserita di volta in volta nel tessuto sociale, politico e in un contesto storico preciso per poter essere analizzato. 

Per poter trarre una riflessione autonoma da qualsiasi qualunquismo di facile retorica ogni “caso di censura” nel mondo dell’arte (ma più in generale nell’ambiente culturale) va contestualizzato.

Ottocento: “Gli  scandalosi Manet e Courbet”

1863. Manet realizza ed espone “Colazione sull’erba” (attualmente conservata al Musée d’Orsay- Parigi), destando scandalo e critiche feroci. 

credit: Musée d'Orsay

Perché quest’opera creò così scompiglio nell’opinione pubblica? 

L’opera di Manet, che al visitatore odierno appare “innocua”, creò all’epoca della prima esposizione indignazione generale e feroci critiche nei confronti dell’artista.

Questo perché la “decisione pittorica” di affiancare un nudo femminile a dei soggetti in abiti borghesi, fu considerata volgare e priva di gusto.

Oltre alla scelta, che suggeriva nel sottinteso l’incontro tra una prostituta e i due uomini, a scandalizzare fu anche la scelta stilistica di contrasto nei confronti dei canoni accademici estetici vigenti.

Nella fattispecie, una delle opere più criticate dell’Ottocento oggi non creerebbe “disagio”.

L’ opera, anzi, appare in tutta la sua eleganza, come un manifesto del livello pittorico ottocentesco studiato ed ammirato e che continua ad attirare orde di visitatori da ogni parte del mondo.

Altro artista “scandaloso e controverso” è Courbet.

credit: Musèe d'Orsay

Non è solo l’opera “L’origine del mondo” ad aver dato a Courbet “la fama da artista dello scandalo”. Anche perché in realtà l’opera fu vista pochissime volte dal pubblico ottocentesco.

Questo non perché fosse stata all’epoca censurata ma per una banale questione di committenza. 

L’opera venne realizzata dall’artista per un ambasciatore turco, fervente collezionista di opere erotiche.

Da questo momento in poi, l’opera passa di collezione privata in collezione privata fino a quando diventa parte del patrimonio museale del Musée d’Orsay.

A rendere ancora oggi l’opera soggetta a “censura” (soprattutto nell’online- l’opera viene inserita dall’algoritmo di Facebook come immagine pornografica e dunque censurata) è la scelta della prospettiva utilizzata per rendere chiaro (e all’epoca sovversivo) il messaggio del dipinto. 

Un chiaro intento reso lampante dal titolo scelto per l’opera che accompagna il soggetto e l’estremo realismo con il quale l’artista raffigura “l’argomento scabroso”.

Due artisti le cui opere continuano a dialogare nello stesso ambiente museale. Opere che continuano a “parlarci” di censura, scandali e contraddizioni di un tempo ormai lontano: l’Ottocento.

Novecento: “L’arte degenerata nella mostra a Monaco del 1937”

Monaco 1937. In Germania Hitler ordina ai musei tedeschi di non esporre più opere considerate “d’arte degenerata”.

credit: LookArt

Tutte le opere rimosse dai musei vengono esposte in una unica grande mostra per far comprendere al popolo tedesco “quali fossero gli eccessi da evitare perché pericolosi ed intollerabili”.

credit: Artribune
credit: 1000Miglia

I dipinti “bollati” come arte degenerata non erano solo ritenuti tali perché a realizzarli erano soprattutto artisti ebrei ma perché tali opere non rispecchiavano la “razza ariana”. 

A farne le spese furono artisti quali: Chagall, Kandinsky, Mondrian e Van Gogh.

Una mostra dunque che raggruppava opere censurate di artisti celebri “strumentalizzati” e “stuprati” per piegarsi al messaggio allestitivo.

Una mostra , quella di Monaco 1937, che oggi vorrebbe dire “portare al museo” orde di visitatori da ogni parte del mondo.

Gli “scandalosi anni 2000”: Balthus, Cattelan e “il caso Rohani”

Balthus (artista francese morto nel 2001) è considerato uno degli artisti più controversi, provocatori e scandalosi dell’arte contemporanea. 

La produzione artistica di Balthus più volte è stata sottoposta a censura per i soggetti femminili giovanissimi, sfacciati e vicinissimi alla Lolita di Nabokov, presenti nei suoi dipinti e fotografie.

“Térèse Dreaming”(olio su tela 1938) fu oggetto di una petizione che, a furor di popolo, ne chiedeva al MET di New York la rimozione perché “considerato una oggettivizzazione dei bambini e romanticizzazione della pedofilia”.

Non tardò la risposta del responsabile della comunicazione del Met, Ken Weine.  

“Appartiene alla storia della pittura europea e il ruolo del museo è proprio quello di studiare, preservare e mostrare le opere di tutte le epoche e di tutte le culture. Momenti come questo offrono l’opportunità di confronto e di riflessione sul passato e sul presente”.

Tanto meno quella di Amaury Giraud (giornalista di Le Figaro):

“Se sembra legittimo mettere in discussione le inclinazioni pedofile di Balthus nel suo lavoro, si possono esprimere dubbi sull’opportunità di una petizione che ha come fine la censura dei suoi dipinti- si domanda Giraud- È questo il metodo adatto a discutere criticamente di storia dell’arte e dei suoi aspetti più oscuri?” 

L’opera, insieme a molte altre dell’artista sono esposte al pubblico nonostante abbiano fatto e continuino a far discutere l’opinione pubblica (“Young Girl in a White Skirt”e “Girl with cat” per citarne alcune).

Altro giro altro scandalo per Cattelan (noto per le sue provocazioni- ultimo “caso banana”).

Soggetti ancora una volta bambini.

Opera “Tre bambini impiccati” è una installazione realizzata dall’artista nel 2004 a Milano che provocò l’indignazione dei cittadini ed una reazione fisica forte da parte di un passante, che si arrampicò per rimuovere l’opera finendo all’ospedale.

“In questo lavoro, lo scultore performava qualcosa di sé, del suo passato, del suo inconscio, della sua infanzia. Da ragazzino, egli era arrivato a sbarazzarsi di tutte le sue foto ed a non voler accettare più il suo nome e cognome. Non vi si riconosceva. Contemporaneamente l’immagine dei bambini appesi impiccati, rappresentava l’icona di tutti i bambini avviliti, offesi, oppressi, nel privato, ma non solo, anche nella realtà storica”

C’è chi lo ritiene un ciarlatano, chi un visionario, un genio dell’arte contemporanea che “calpesta ed usa il sistema dell’arte beffeggiandolo e rompendo schemi, regole e convenzioni”. 

A qualunque “schieramento di pensiero” si appartenga è oggettiva la sua capacita “disturbante”; l’essere capace, con le sue opere, di creare discussione, scandalo, lavorando perennemente sul filo della censura.

C’è poi da citare il “caso di censura” legato alla visita del presidente iraniano Rohani a Roma nel 2016.

Una carrellata dunque, di “casi di censura” nell’arte dall’Ottocento ai giorni nostri, che testimoniano come la censura sia ancora un tema scottante, attualissimo, quanto gli “argomenti scomodi” che di volta in volta vedono coinvolto l’uomo e la sua storia.