Márquez e “L’Amore ai tempi del Colera”

di Annarita Farias

Márquez e “L’Amore ai tempi del Colera”: la “vera” storia di un amore eterno

Quando si sente nominare Gabriel García Márquez – giornalista, narratore, sceneggiatore ed editore dell’America Latina – è inevitabile associarlo ad una delle sue più grandi opere, considerata tutt’oggi emblema della letteratura sudamericana novecentesca: “El amor en los tiempos del Cólera”, titolo originale di L’Amore ai tempi del Colera.

«Uno sguardo casuale fu l‟origine di un cataclisma d‟amore che mezzo secolo dopo non era ancora terminato.» Gabriel G. Márquez, «L’amore ai tempi del colera»

Trama opera. In una mattina del tardo Ottocento, Florentino Ariza – un giovanissimo impiegato telegrafista, appassionato di poesia e figlio non riconosciuto di Tránsito Ariza e Pío Quinto Loayza –, durante la consegna di un telegramma a casa di Lorenzo Daza, incontrò la sua incantevole figlia, Fermina. Bastò un solo secondo per farlo innamorare follemente di lei: Florentino iniziò, così, a scriverle lettere d’amore e, dopo innumerevoli rifiuti e sguardi fugaci, riuscì a conquistare il suo cuore. I due amanti si scambiarono lettere e sogni, finché il padre di lei – uomo austero e opportunista sociale – non lo scoprì e, per uccidere le speranze di quell’amore appena bocciato, portò via con sé lontano Fermina.

Negli anni successivi, egli ebbe centinaia di bellissime e giovani amanti e, nonostante ciò, non dimenticò mai, neppure per qualche secondo, la sua Dea Incoronata. Florentino si sentì sempre legato a lei e credeva fortemente di essere destinato ad amarla per tutta la vita. L’aspettò così per cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni, fin quando una mattina il dottor Urbino – marito di Fermina Daza – morì.

Amore e Colera

Fin dal titolo Márquez pone in evidenza due elementi essenziali per comprendere l’opera nel suo profondo: 1. il tema portante su cui si basa l’intera opera, l’Amore; e 2. il contesto storico e sociale in cui è ambientata. Sono gli anni tra il 1880 ed il 1930 ed il colera dilania in una piccola città portuale dei Caraibi senza nome, identificata dai critici con la leggendaria Cartagena colombiana, dove l’autore scrisse i suoi primi testi.

L’opera è strutturata in sei lunghi capitoli senza numerazione né titolo e la storia narrata – da un narratore onnisciente che si destreggia tra analessi e prolessi – ha una matrice fortemente autobiografica: Márquez si è, infatti, ispirato alla romantica storia dei suoi genitori, Luisa Santiaga Márquez e Gabriel Eligio García. Luisa era la figlia del colonnello Nicolás Márquez, un presunto liberale che, quando scoprì dei sentimenti della figlia per il giovane Gabriel – telegrafista e membro del Partito Conservatore Colombiano –, fece di tutto pur di ostacolare il loro amore. A nulla però servì l’opposizione del padre e, dopo anni di poesie, lettere e serenate alla finestra, Luisa e Gabriel si sposarono a Santa Marta.

In L’amore ai tempi del colera Márquez non si limita a raccontare una sola storia d’amore, anzi, ne racconta tantissime altre e tutte differenti: narra di amori platonici e di amori passionali; di amori matrimoniali e di amori genitoriali; di amori fugaci e di amori eterni. Ed è proprio con quest’ultimo che chiude la sua opera. La storia d’amore di Fermina e Florentino è l’apoteosi dell’amore eterno, un amore paziente che affronta l’opposizione familiare, le convenzioni sociali, il passare del tempo e la vecchiaia.

Florentino attenderà Fermina per oltre cinquant’anni e lo farà intrattenendosi con 622 amanti, che appunterà accuratamente su un taccuino e da cui apprenderà tutto ciò che gli occorre sapere dell’animo femminile per amare ancor meglio la sua Fermina. Tutte le passioni carnali che vivrà saranno sempre propedeutiche al suo primo – e tanto atteso e sofferto – amore.

«Sicché il Nueva Fidelidad salpò all‟alba del giorno dopo, senza carico né passeggeri, e con la bandiera gialla del colera che fluttuava di gioia sull‟albero di maestra.[…] Il capitano guardò Fermina Daza e vide sulle sue ciglia i primi bagliori di una brina invernale. Poi guardò Florentino Ariza, il suo dominio invincibile, il suo amore impavido, e lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti. “E fin quando crede che possiamo proseguire questo andirivieni del cazzo?” gli domandò. Florentino Ariza aveva la risposta pronta da cinquantatré anni, sette mesi e undici giorni con le loro notti. “Tutta la vita” disse.» Gabriel G. Márquez, «L’amore ai tempi del colera»

L’opera, iniziata con la tragica dipartita di Jeremiah de Saint-Amour, morto suicida perché certo che la vecchiaia non meritasse di essere vissuta, si chiude con un finale ossimorico: la vecchiaia sarà per Florentino l’occasione di veder concretizzarsi il sogno della sua intera vita, cioè amare Fermina Daza.

Estratto della tesi di laurea intitolata “The Great Gatsby e El amor en los tiempos del cólera: L’idealizzazione della donna e l’attesa amorosa”, di Annarita Farias.

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