Scomporre per ricomporre: il Cubismo

di Mariachiara Leone

Galeotto fu, ancora una una volta Guillarme Apollinaire, che nel 1907 presenta Braque a Picasso sancendo l’inizio di una rivoluzione nel mondo dell’arte: la nascita del Cubismo.

Considerata come la rivoluzione nell’arte, l’avanguardia novecentesca nasce con l’obiettivo di rendere su tela la tridimensionalità ossia il soggetto che si vuole rappresentare in tutte le prospettive possibili in cui esso si presenta all’osservatore.

In tal senso il manifesto del Cubismo è rappresentato dall’opera di Pablo Picasso “Les Demoiselles d’Avignon” che sancisce l’agognato arrivo ad una nuova visione della realtà: una quarta dimensione.

“Avete voluto dipingere la quarta dimensione”

( un commento di Leo Stein davanti all’opera di Picasso)

Dal Salon des Indépendants al Salon d’Automne

Nonostante la mostra fondamentale, svoltasi dal 9 al 28 novembre del 1908 in una piccola galleria parigina al numero 28 di rue Vignon- il cui catalogo fu curato proprio da Apollinaire (il catalogo prende il nome di I pittori cubisti)- sarà solo nel 1910 che il Cubismo si consacra a movimento artistico di rivoluzione e rottura.

Sarà infatti il Salon des Indépendants (inaugurato il 21 aprile e conclusosi il 13 giugno del 1910)  a “raggruppare” artisti che direttamente o indirettamente erano stati influenzati dalla ricerca artistica di Braque e Picasso.

E quello stesso Salon d’Automne che aveva “bocciato”, nel 1908, alcune opere presentate da Braque, espose a partire dal primo novembre del 1912, il  lavoro dei pittori cubisti, dove suscitò enorme scalpore l’opera Maison Cubiste (il progetto di una casa ideata da André Mare e Raymond Duchamp-Villon, con interni decorati da vari pittori cubisti).

Raymond Duchamp-Villon, 1912, Modello originale de La Maison Cubiste (distrutto), Documento del Musée National d’Art Moderne, Parigi (Fonte: mam.paris.fr)

Nello stesso anno, ossia il 1912, va poi ricordata un’altra mostra egualmente importante, tenutasi a Parigi presso la galleria La Boétie, all’interno della quale esposero vari artisti di fama tra i quali: Kupka, Picabia, Duchamp e Metzinger

La rue La Boétie vers 1910 (Fonte: parisrues.com)

Questa mostra nasceva da un gruppo di artisti chiamati “Section d’or” da Gaston Duchamp (fratello di Marcel Duchamp). Il nome del gruppo (che ha vita breve in quanto a durata) prende il nome dalla “sezione aura” (in termini geometrici) chiara intenzione ad una pittura basata su rapporti di proporzioni geometriche applicate in maniera rigorosamente scientifica.

La cosa che potrebbe apparire oggi quasi assurda è che in queste mostre parigine Picasso e Braque non compaiono.

Non partecipando, critici e giornalisti (dunque la stampa e i saggi che si pubblicarono in quegli anni) facevano riferimento non a Picasso e Braque come “padri” del cubismo (al più ignorati) bensì, essi consideravano come maggiori esponenti dell’avanguardia: Metzinger e Gleizes.

La coppia di artisti nel  1912 pubblica un libro dal titolo “Sul Cubismo”. Entrambi affermati e dalla produzione artistica interessantissima ( tra le opere di Metzinger va citata “L’ora del tè” considerata la Gioconda cubista e di Gleizes “La trebbiatura”) Metzinger e Gleizes “sostituirono” Picasso-Brauque. 

Jean Metzinger, L’ora del tè (Donna col cucchiaino), 1911, Philadelphia Museum of Art, Collezione Louise e Walter Arensberg (Fonte: philamuseum.org)

Albert Gleizes, Trebbiatura del raccolto, 1912, Olio su tela, Museo Nazionale di Arte Occidentale, Tokyo (Fonte: nmwa.go.jp/en/)

Tra l’altro “Sul Cubismo” rappresenta il primo testo critico interamente dedicato al movimento artistico, diventando fondamentale e determinante ai fini della diffusione dell’avanguardia novecentesca.

Du Cubisme, Paris, Figuière, 1912 (publié en anglais et en russe en 1913, nouvelle édition en 1947) (Fonte: fondationgleizes.fr)

Insomma, è affascinante notare come ad oggi siano quasi scomparsi dai testi a favore dei più noti e geniali Braque e Picasso.

Ed è ancora più affascinante soffermarsi su come in realtà sia  stato quel libro, scritto a quattro mani, a dare le coordinate tra cubismo analitico (che nasce proprio con Picasso), cubismo sintetico (che si sviluppa sulla ricerca pittorica di Braque) ed il cubismo orfico ( termine coniato da Apollinaire per descrivere le opere dell’artista Robert Delaunay che nel 1912 espone presso la galleria Der Strum di Berlino).

Immensa è la storia del cubismo e gli artisti che hanno concorso a renderlo tale senz’altro però non vanno dimenticati alcuni architetti che, sulla base degli insegnamenti di Picasso e Braque, realizzarono progetti di edifici nell’Europa di quegli anni, visionari quali: Janàk, Hofman, Gočár, Chochol

Josef Chochol, Vysehrad, Prague, Czech Republic (1913-1914) (Fonte: pinterest.it)

Il cubismo è un movimento artistico complesso e al contempo affascinante anche perché si colloca tra le due guerre, la prima e la seconda guerra mondiale.

La  fine di questa fiorente avanguardia la si colloca intorno agli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, quando i giovani artisti di seconda generazione cubista entrano in crisi.

Una crisi irreversibile che porterà gradualmente verso nuovi movimenti artistici ed avanguardistiche che mirano ad un “ritorno all’ordine”. 

Ma questa è un’altra storia, da esplorare ed approfondire in un’altro momento. Oggi cosa ci ha lasciato il Cubismo e cosa di fondamentale può apportare ai tempi in cui viviamo?.

Quella del Cubismo, ripercorsa oggi alla luce di quello che viviamo quotidianamente, sembra una metafora ed una sintesi.

Il cubismo insegna a non fermarsi ad un solo punto di vista ma “impone” di sforzarsi a cambiare spesso prospettiva per trovare una quadra in mezzo a tante visioni diverse e non convergenti.

Superare i limiti per rimettersi in piedi, ricomporsi dopo essere stati scomposti in mille modi diversi dall’anno appena passato.

Opere d’arte ed artisti che hanno il potere, ancora una volta, di guarirci dalla disperazione e dal dolore perché come monito raccontano all’uomo che si è affrontato di peggio e se ne usciti, ammaccati, a pezzi, ma vivi e consapevoli di avere davanti un mondo da ricostruire.

Fonti: 

“La storia dell’Arte”, Le Avanguardie, Electa editore

“Itinerario nell’Arte”, Vol.3, Zanichelli

lemonde.fr, .fondationgleizes.fr, mam.paris.fr