Carlos Ruiz Zafón: omaggio allo scrittore

Carlos Ruiz Zafón: omaggio alla sua produzione letteraria a due anni dalla scomparsa. Da “L’ombra del vento” all’ultimo romanzo “La città di vapore”.

Lo scrittore spagnolo che ha fatto sognare milioni di lettori con “L’ombra del vento” e che ha lasciato un vuoto nel panorama letterario non solo del proprio Paese: Carlos Ruiz Zafón. A due anni dalla scomparsa ripercorriamone insieme vita e carriera.

Los Angeles, è il 19 giugno 2020 e, dopo una lunghissima lotta contro il cancro, si spegne Carlos Ruiz Zafón uno dei più grandi scrittori spagnoli contemporanei. Lascia schiere di lettori, innamorati della sua prosa, a fare i conti con il dolore della perdita ed un ultimo lascito pubblicato postumo: “La città di vapore”.

Ma facciamo un passo indietro!

Carlos Ruiz Zafón: lo scrittore della tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati

Ci sono cose che si possono vedere solo al buio

Carlos Ruiz Zafón nasce a Barcellona nel 1964. Inizia la sua carriera non come scrittore ma come direttore creativo di una agenzia pubblicitaria. Intanto scrive e, sebbene in Italia la pubblicazione delle sue opere letterarie sia stata “schizzofrenica”, in patria nel 1993 pubblica il libro per ragazzi “Il principe della nebbia” che vince Premio Edebé.

Forte del consenso dei lettori, continua a scrivere e lasciato il posto come editore pubblicitario si trasferisce a Los Angeles dove resterà fino alla morte avvenuta nel 2020.

Separatosi dalla moglie prima di stabilirti in California ha già in mente quello che diverrà poi la “trilogia della nebbia” costituita rispettivamente dal suo esordio sopracitato e “Il palazzo della notte” con “Luci di settembre”.

Con il romanzo “Marina” raggiunge poi il completo consolidamento del suo stile di scrittura e delle tematiche a lui care. Mentre inizia una carriera ad Hollywood come sceneggiatore continua a scrivere e nel 2001 pubblica, passato inizialmente in sordina, “L’ombra del vento”.

Ricordo ancora il mattino in cui mio padre mi fece conoscere il Cimitero dei Libri Dimenticati. Erano i primi giorni dell’estate del 1945 e noi passeggiavamo per le strade di una Barcellona intrappolata sotto cieli di cenere e un sole vaporoso che si spandeva sulla rambla de Santa Monica in una ghirlanda di rame liquido.
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
«Neanche alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, offrendomi il sorriso dolente che lo seguiva sempre come un’ombra.
«Ma certo» rispose a capo chino. «Per lei non abbiamo segreti.»

Nonostante goda poco del favore dei critici e giornalisti letterari, il romanzo diventa, grazie al passaparola tra lettori, un fenomeno letterario. Vende moltissimo in Spagna, arriva in altri paesi europei tra cui l’Italia.

Si assistono a scene che ricordano l’uscita nelle librerie di tutto il mondo di saghe letterarie come Harry Potter. Persone di varie età, estrazione sociale, lingua, etnia ecc. che ordinatamente attendono in fila la propria copia.

Anche in questo caso Carlos Ruiz Zafón ha le idee chiare sul da farsi.

L’ombra del vento costituirà infatti il preludio di quella che sarà la tetralogia del Cimitero dei libri dimenticati. Il 17 aprile del 2008 esce il secondo volume “Il gioco dell’angelo” che scala subito le classifiche mondiali. Nel febbraio 2012 lo scrittore pubblica poi, per la felicità dei lettori in agonia, il terzo volume “Il prigioniero del cielo”.

Un momento di pausa, quasi certamente legato alla malattia che avanza, interrompe il racconto della gotica Barcellona zafoniana per poi concludersi nel 2016 con l’uscita dell’ultimo volume “Il labirinto degli spiriti”.

 

Da questo momento in poi lo scrittore “scompare nella nebbia come i suoi personaggi”. Continua a lavorare come sceneggiatore a Los Angeles ma senza mai cedere a coloro i quali vorrebbero una trasposizione della sua opera più famosa “L’ombra del vento” appunto.

Non ha un idilliaco rapporto con gli editori. A tutti è ben nota la storia controversa della pubblicazione dei suoi scritti e gli “ostacoli” durante il suo percorso di romanziere.

Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell’istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.

L’autore spagnolo più letto dopo Cervantes- che da anni combatteva in solitaria contro il cancro- muore così, nella sua casa di Malibù, a Los Angeles. Con un silenzio squassato solo da un ultimo volume “La città di vapore”. Una raccolta di racconti che commuove in maniera smisurata.

Perché lascia l’amaro in bocca? Perché si ha il sentore, durante la lettura, che quei racconti celino idee più grandi, basi di romanzi, tante parole da scrivere che non vedranno mai la luce. La maledizione di Barcellona alla fine ha stroncato anche il suo Stregone.

I lettori possono solo cercare di spegnere la luce perché “ci sono cose che possono essere viste solo al buio”. Possiamo cioè solo accarezzare le pagine dei suoi romanzi e continuare a trovare messaggi celati.

Tutti custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell’anima. Questo è il mio.