Possiamo ritenere infatti, quasi certamente, che fu Hilma ad influenzare Kandinskij verso una ricerca pittorica che lo porterà ad allontanarsi dal gruppo artistico Il Cavaliere azzurro (del resto non si può parlare di astrattismo senza introdurre un discorso legato all’espressionismo, ai vari gruppi che nacquero in quel periodo e che confluirono poi verso un nuovo modo di fare arte). Le va dato per cui il merito di aver introdotto un nuovo modo di concepire e poi di realizzare l’opera d’arte. Un nuovo modo di pensare all’arte come un qualcosa che non debba essere per forza ancorato al reale e che Kandinskij elaborerà attraverso l’influsso potentissimo della musica.
Nello spirituale nell’arte di Kandinskij, emerge la bellissima domanda a cui tenterà poi di rispondere attraverso la sua arte e cioè:
CHE SUONI HANNO I COLORI?
Per riassumere dunque, se Kandinskij è padre, Hilma è madre della rete ingarbugliata di tantissimi altri artisti, ulteriormente padri e madri, che costituisce uno dei movimenti artistici più affascinanti e complessi che esistano.
Con l’astrattismo per la prima volta l’arte si fa musica e viceversa, diventando un qualcosa di nuovo, di non dicibile. Diventa un concetto e poi un’eredità che è fondamentale per gli artisti astratti preservare da qualsiasi contaminazione.
“IN GENERALE IL COLORE È UN MEZZO PER INFLUENZARE DIRETTAMENTE L’ANIMA. IL COLORE È IL TASTO. L’OCCHIO È IL MARTELLETTO. L’ANIMA È UN PIANOFORTE CON MOLTE CORDE. L’ARTISTA È LA MANO CHE, TOCCANDO QUESTO O QUEL TASTO, FA VIBRARE L’ANIMA. E’ CHIARO CHE L’ARMONIA DEI COLORI È FONDATA SOLO SU UN PRINCIPIO: L’EFFICACE CONTATTO CON L’ANIMA. QUESTO FONDAMENTO SI PUÒ DEFINIRE PRINCIPIO DELLA NECESSITÀ INTERIORE.”