Il contesto storico nel quale si muovono gli artisti è fondamentale per capire la produzione artistica, i messaggi celati o esposti in maniera diretta su tela.
La rivoluzione russa svolge un’azione ambigua nei confronti dell’arte e dunque degli artisti. Da un lato infatti i dirigenti comunisti invogliano e stimolano verso la ricerca artistica ma dall’altro lato intervengono pesantemente qual ora hanno l’impressione che gli artisti si allontanino dalle linee direttive da loro impartite.
Il filo rosso che porterà, nel 1930, moltissimi artisti a suicidarsi oppure scappare dal paese è segnato da alcune date importati.
Nel 1918 il Commissariato per l’educazione popolare istituisce l’IZO, il dipartimento di belle arti, con lo scopo di riorganizzare la vita artistica del paese. Tra i membri del consiglio ci sono anche Kandinskij, Altman, Tatlin, Rozanova e il critico d’arte Nikolaj Punin.
Tra il 1920 ed il 1921 viene poi creato l’INKHUK, istituto di cultura artistica e tutta una serie di riforme strutturali vengono fatte per quanto riguarda le Accademie e i dipartimenti di discipline artistiche. Tutto questo per rendere organico un contesto di fervore culturale dislocato in diversi movimenti e gruppi. Tutto questo porta però ad una sempre meno libertà espressiva.