Nel 1951 il sociologo canadese Marshall McLuhan pubblica “La galassia Guteberg”, un libro che anticipa la rivoluzione nel campo delle comunicazioni elettroniche: fotografia, cinema, e poi televisione e computer, avrebbero sempre più minacciato il ruolo esclusivo degli artisti come creatori d’immagini.
Sulla sia di queste considerazioni sociologiche destinate a fare scalpore per oltre un decennio, nel 1954 il critico inglese Lawrence Halloway, riflettendo sul valore delle immagini nella società di massa, conia il termine Pop Art (dove pop sta per popular).
Sono più o meno queste le connotazioni che verranno date a questa nuova estetica nascente: facile, transitoria, suggestiva, commerciale, massificata.