Le sue performance dovevano far ribrezzo, scandalizzare, dovevano innescare nel subconscio del fruitore un meccanismo di autodifesa alle aberrazioni a cui stava assistendo.
Le azioni protagoniste delle sue performance prevedevano anche la lacerazione dal vivo di animali dai quali doveva necessariamente sgorgare sangue (prevedevano talvolta la fuoriuscita delle membra).
Quindi animali sacrificati in croce, nudità e sangue erano l’oggetto delle sue performance che hanno suscitato non poche polemiche. Il dato più interessante però è che il “pubblico” e dunque i fruitori di tali performance, nonostante tutto, assistevano agli atti e non abbandonavano la scena.
L’obiettivo dell’artista era infatti, far capire, attraverso il comportamento dei fruitori che, appunto, trovandosi di fronte a performance aberranti, assistevano fino alla fine, a testimonianza di quanto l’essere umano sia incline alla violenza e alla distruzione e ne sia affascinato e, tal volta, anche complice.
L’artista è stato processato molte volte e condannato a tre pene definitive.