Ant-Man and the Wasp: Quantumania, inizia la Fase 5 dell’MCU

di Andrea D’Isanto

“Ant-Man and the Wasp: Quantumania”. Scott Lang torna, da oggi 15 febbraio, al cinema con una nuova strabiliante avventura

Ogni volta che mi si chiede com’è un film Marvel è spesso un problema rispondere. Pur cercando il più possibile di essere obiettivo, non riesco ad ignorare del tutto il fanboy che è in me e finisco per non essere onesto come vorrei. Tant’è che a volte, pensando di dare un voto troppo basso ad un prodotto, mi ritrovo sempre ad esser stato quello più largo di maniche nel giudizio. Premesso ciò, Ant-Man è sempre stato uno dei miei supereroi preferiti dell’MCU, benché invece non sia amato da molti. Ogni vittoria di Scott Lang vale più di ogni vittoria di qualunque altro eroe Marvel. Scott non ha superpoteri, non è ricco, e benché la sua tuta gli permette di cambiare dimensioni a suo piacimento, non è una corazza, un’armatura, che gli consente protezione. Scott non vince ogni sua battaglia grazie alla forza bruta (ricordiamoci che quando è piccolo ogni pugno è come un proiettile), ma grazie alla sua furbizia. I gadget e la tuta non sono dei mezzi diretti per vincere le sue battaglie, non sono delle armi, sono dei mezzi di supporto per realizzare e mettere in atto le sue strategie. La vera forza di Scott è nel suo modo di pensare, insieme al suo carisma e alla sua simpatia ereditati direttamente da Paul Rudd che, letteralmente, mette tutto se stesso in questo personaggio.

Un’epica avventura che trasporta il pubblico nel vasto subatomico Regno Quantico

Il regista Peyton Reed torna dirigere per la terza volta le avventure dell’uomo formica, questa volta però scritta da Jeff Loveness, al suo debutto come sceneggiatore cinematografico (dopo aver scritto episodi per The Office, Miracle workers e Rick e Morty) ed in procinto di scrivere anche “La dinastia di Kang”.
Il film nella parte iniziale è molto frettoloso, superficiale e telefonato e probabilmente lo fa per proiettarci il più presto possibile nel clue della trama. Andando avanti con la narrazione, però, anche tante altre scene che avrebbero meritato un po’ più di approfondimento e avrebbero potuto rendere più interessante la storia non vengono sfruttate a dovere, scegliendo di prestare più attenzione a momenti banali e cliché, visti già ovunque. Jonathan Mayors è bravissimo nel dare un nuovo carattere a questa iterazione di “Colui che rimane”, già visto in Loki ma che, sempre per un problema di scrittura, non si riesce mai a percepire come un vero senso di pericolo. Non c’è, insomma, “il fattore Thanos”. Probabilmente Loveness non voleva scoccare tutte le frecce del suo arco, mostrando già da subito di cosa sia davvero capace questo storico villain dei fumetti.

Hope Van Dyne alias the Wasp

Un altro personaggio che non ha modo di ritagliarsi dello spazio e risaltare nella storia, ancora una volta a causa della scrittura, è paradossalmente l’eroina contitolare del film: Wasp. La star di Lost (la celebre serie statunitense dell’ABC), Evangeline Lilly, da coprotagonista diventa quasi un semplice personaggio di sfondo, che aiuta sì il suo compagno nei momenti più critici, ma che perde – allo stesso tempo – tantissima importanza “in favore” di Cassie, la figlia di Scott, questa volta interpretata da Kathryn Newton (Tre Manifesti a Ebbing Missouri, Detective Pikachu, The Society). La Newton è sicuramente una delle più promettenti giovani star di Hollywood, ma c’è da dire che anche per il suo personaggio ci sono evidenti problemi di scrittura che, per forza di cose, si ripercuotono forse più che sull’interpretazione, sull’intera struttura del film.
Il film, infatti, anziché focalizzarsi su una trama precisa, ben delineata e con un cattivo temibile capace di poter manipolare il tempo a proprio piacimento, si perde fin troppo spesso per far coesistere una banalissima storia di rapporto padre-figlia che non ha nulla di originale né di unico da offrire, rendendo queste due storie “due incursioni”, per dirla alla Marvel, che si scontrano piuttosto che fondersi con armonia.
Infine, il setting del Regno Quantico e il design dei suoi abitanti sono, invece, un meraviglioso pastiche di diversi elementi di altri cult della cultura pop. La città e gli abitanti del microuniverso riportano subito alla mente La Rete, il mondo digitale di Tron Legacy, mentre i suoi abitanti, così come gli “alieni” e le creature di quel mondo, sembrano uscite direttamente da Star Wars e da Avatar.