Christo e Luchita Hurtado: “superare il confine”

di Matilde Maione e Mariachiara Leone

Due grandissimi artisti venuti a mancare nel 2020: Christo e Luchita Hurtado. Due visioni a confronto per comprendere l’arte del XXI secolo. 

Due artisti, due anime che hanno superato i confini del possibile. Con loro sono crollate le certezze, dimostrando al mondo che non esiste nulla di impossibile. 

L’essere umano come parte integrante del mondo e dell’arte. 

Le persone protagoniste delle stupefacenti opere di Land Art, sia come spettatoti che come fruitori attivi delle opere.

Che sia da testimoni o da protagonisti, abbiamo la possibilità di rendere immortali delle opere che sono destinate ad avere vita breve.

Sempre le persone, protagoniste delle potenti opere espressive della Hurtado, i cui contorni  esistono solo perché siamo noi a crearli. Siamo parte integrante della natura che ci circonda ed un tutt’uno con essa, senza confini. 

Christo: “impacchettare il mondo”

Ci ha lasciato quest’anno il padre della Land art, colui che ha “impacchettato” il mondo.

L’opera in foto alle spalle dell’artista è “The Floating Piers”.

Installazione temporanea composta da pontili galleggianti (aperti al pubblico) che percorrevano tutto il lago d’Iseo. Una mastodontica impresa, opera d’arte “calpestabile” che quasi a sfidare il racconto biblico portava il visitatore a “camminare sulle acque”.

Ma cos’è  la Land Art e chi era Christo?

Christo (Fonte: today.it)

Nella Land Art il concetto stesso di arte subisce un profondo mutamento. 

“Poiché l’uomo contemporaneo è sempre più convinto che l’attività artistica possa coinvolgere tutte le sfere dell’agire umano, non è più possibile porvi dei limiti fisici.” (Itinerario nell’arte, vol.3) 

La Land Art agiva esclusivamente su elementi naturali già esistenti, riducendo al minimo l’impiego di materiali industriali. Fino all’arrivo di Christo almeno, che utilizzava sempre materiali di produzione industriale e assolutamente estranei all’ambiente naturale.

Celare alla vista un’opera già  esistente, prende ispirazione dall’emblematica opera di Man Ray “L’enigma di Isidore Ducasse” (1920) che introdusse nell’arte il tema dell’ignoto.

Ecco il pensiero presente nelle opere di Christo. Opere d’arte che ridiventano opere d’arte una seconda volta e in un altro tempo.

Christo Vladimirov Javacheff  è nato il 13 giugno 1935 a Gabrovo, in Bulgaria.

Una personalità del tutto diversa che unita ad un’altra personalità assolutamente particolare ed eclettica, quella di Jeanne-Claude, artista marocchina, fecero della  collaborazione artistica e di coppia, un’opera d’arte a se. 

Christo e Jeanne-Claude (Fonte:gqitalia.it)

Con le loro opere ed il loro modo di agire hanno rivoluzionato il modo di concepire l’opera d’arte e il suo processo di realizzazione.

Ancora più importante però è stato il loro rapporto con l’altro, le persone che hanno contribuito alla partecipazione reale dei loro progetti. 

“Danno alle persone l’opportunità di metterci del proprio, di contribuire al progetto, sapendo esattamente dove quelle persone avrebbero avuto la possibilità di brillare”. (Zornitza Kratchmarova, The hidden art of Christo and Jeanne-Claude, 2016.).

Impossibile? Non per Christo.

Quale modo migliore per augurare tempi migliori se non condividendo la certezza che arte, scienza e bellezza trionferanno sempre?.

Il periodo impone che la scienza trionfi contro questo nuovo, bruttissimo virus che ha messo in ginocchio il mondo.

Alle spalle dell’artista in foto c’è la sua installazione ” The Mastaba” all’Hyde Park di Londra.

“London Mastaba”, 2018 (Fonte: theguardian.com)

Il termine “Mastaba” indica una costruzione funeraria monumentale dell’antico Egitto, una sorta di piramide tronca a pianta rettangolare.

Alta 20 metri, fu realizzata con oltre 7500 barili di petrolio vuoti, impilati uno sull’altro e appoggiati su una piattaforma galleggiante di polietilene.

Creò un legame tra passato e presente con una spettacolare piramide moderna dai colori sgargiarti che riflessa nell’acqua del Serpentine Lake dava l’impressione di trovarsi al cospetto di una pittura astratta. Due opere in una.  

La penultima grande installazione dell’artista a cui succede la realizzazione di “L’Arc de Triomphe Wrapped” (idea che “frullava” nella testa di Christo fin dal 1962 e realizzata solo nel 2020).

Uno dei bozzetti preparatori (Fonte: collater.al)

Il progetto rimandato causa pandemia mondiale, verrà realizzato postumo, come tutti i suoi progetti ancora non realizzati, per volere dell’artista stesso. 

Era emozionato nel ritornare a Parigi con un nuovo progetto. 

Ci ha lasciato un genio dell’arte contemporanea.

Artista che verrà ricordato per sempre, capelli al vento, mani lungo i fianchi che scruta pensieroso il prossimo orizzonte da battere.

Altra perdita nel mondo dell’arte contemporanea è quella di Luchita Hurtado. Venuta a mancare in questo nefasto 2020, ella si avvicina a Christo per una sola cosa: sfida il concetto di confine in arte quanto nella vita. 

Luchita Hurtado:  “I Live I Die I Will Be Reborn”

Luchita Hurtado, artista americana di origini venezuelane, ha “superato il confine” quest’anno.

La sua vita è stata contrassegnata da moltissimi incontri, una vita familiare appagante ed uno spirito indomito.

Tra i suoi molti aneddoti soleva raccontarne uno che è legato al suo incontro con Frida Khalo. A New York partecipò ad una festa nella stanza d’ospedale della Khalo, descrivendo quella serata come “essere entrata in un’opera teatrale surrealista”. 

L’artista con alcuni dei suoi lavori nel 2018. (Fonte:nytimes.com)

Ma chi era Luchita Hurtado e perché la sua ricerca artistica è fondamentale nel panorama contemporaneo?

Artista a 360°, contribuendo alla sua produzione artistica anche con la fotografia o con i suoi abiti. Attivista ed ecologista, ma anche poetessa, con un forte interesse per le problematiche del mondo e delle persone. 

Il suo lavoro ha spaziato tra surrealismo, muralismo messicano, femminismo e ambientalismo, ed è stata associata a Dynaton, un gruppo di artisti astratti dalla mentalità mistica.

Lavorando con grafite, acquarello, inchiostro e acrilico, la Hurtado raffigurava i corpi in come figure totemiche. 

Luchita Hurtado, Senza titolo, 1969, Olio su tela (Fonte: serpentinegalleries.org)

Ma è il suo continuo esplorare i confini dell’esistenza che caratterizza tutte le sue opere. 

Di tutte le “sfide” affrontate dalla Hurtado quella forse più importante è stata il suo incontro con la morte o meglio sfidare anche questo confine.

Come? Lasciandoci la sua produzione artistica.

Fare arte ha costellato la sua intera esistenza, lasciandoci un patrimonio artistico incalcolabile, eppure fino agli anni ’70 il suo talento è sempre stato oscurato all’ombra dei suoi mariti più famosi. 

“L’opera magistrale di Luchita offre una prospettiva straordinaria che focalizza l’attenzione sui bordi del nostro corpo e sul linguaggio che usiamo per colmare il divario tra noi e gli altri.” (scrive il curatore Hans Ulrich Obrist quando è stata nominata nell’elenco delle persone influenti del Time nel 2019).

Nel corso della sua carriera,  ha creato un vasto corpus di dipinti, disegni e stampe che testimoniano un impegno dedicato e intenso con il mondo che la circonda.

“Quando penso alla mia pittura, alla politica e al pianeta”, ha detto all’artista Andrea Bowers in un’intervista del 2019 , “si tratta della speranza che non sia troppo tardi e che le persone possano ancora stare insieme e in qualunque modo fare la differenza.” (nytimes.com)

Hanno sfidato il mondo dell’arte ma anche tutti i confini che l’uomo è solito porsi per darsi dei limiti. 

Solo con uno sforzo creativo si può immaginare i due passeggiare a braccetto tra le pagine di storia (in questo caso dell’arte) appagati dalla consapevolezza di aver affidato ai posteri un messaggio di speranza.

Fonti:

Itinerario nell’arte Vol.3, nytimes.com, finestresullarte.info, serpentinegalleries.org, travelonart.com