Italo Svevo ed il suo “La coscienza di Zeno”

di Nunzia La Montagna

Italo Svevo ed il suo “La coscienza di Zeno”. Un classico da molti considerato “inavvicinabile” ed invece…

La coscienza di Zeno è un romanzo scritto da Italo Svevo, pubblicato nel 1923 dall’editore Cappelli.

L’autore non ha mai avuto vita semplice con le sue opere: infatti, due dei suoi romanzi, Una vita e Senilità, dopo la pubblicazione non hanno avuto il successo sperato e per Svevo tutto ciò era frustrante.

La coscienza di Zeno avrà una diffusione inaspettata, dovuta, in parte, anche all’aiuto dell’amico James Joyce.


Il protagonista di questo romanzo è Zeno Cosini, un uomo che decide di andare in psicoanalisi dal dottor S. perché sostiene di essere malato.

Il dottore, dal canto suo, gli consiglia di scrivere la sua vita per ricordare quegli episodi che lo hanno reso tale.

Alla fine, Zeno riterrà di non aver bisogno più di una cura e il dottore, per vendicarsi, pubblicherà il diario di Zeno.


Il narratore degli avvenimenti, ovvero il protagonista, non è molto affidabile. Il lettore non sa se può effettivamente fidarsi di ciò che dice Zeno, perché si tratta di un uomo “malato” che magari prova a ricevere soltanto compassione oppure punta ad avere ragione.


Uno degli aspetti più curiosi de La coscienza di Zeno riguarda il modo in cui il personaggio principale vede sua moglie Augusta: la definisce malata o, per meglio dire, definisce la sua una salute malata.

Ma cosa vuol dire? Sembra si tratti dell’ossimoro per eccellenza: una salute che è malata.


Zeno guarda alla vita della moglie, una vita così tradizionale, così quotidiana, così perfetta, così borghese, così in salute; la vita che, in quel periodo, tutti avrebbero voluto avere.

Poi si ferma a pensare e aggiunge che, in realtà, quel modo in salute di affrontare la vita, rispetto a come faceva lui, è un modo malato.

La voglia di sentirsi perfetti, di far andare tutto liscio come l’olio, di avere una quotidianità da rispettare, in realtà non è vita, sostiene Zeno.

E sua moglie è intrappolata in quella società borghese che ormai aveva rinchiuso la maggior parte delle persone in una gabbia d’oro.


Il motivo per cui Zeno decide di interrompere la cura con il dottor S. è semplice: ritiene di non essere lui il malato ma tutti gli altri. E conclude affermando che la vita è l’unica malattia dalla quale non si può guarire.


La nostra società attuale ci rende sani o malati? Qual è il modo che abbiamo di affrontare la vita? In fondo, siamo tutti un po’ Zeno Cosini: un inetto che non riesce a fare i conti con ciò che lo circonda, non è in grado nemmeno di smettere di fumare, tant’è che ha bisogno di costruirsi degli escamotage per convincere sé stesso che quella che sta per fumare sia l’ultima sigaretta.

Beh, Zeno non abbandonerà mai il vizio del fumo. E noi?