Nascita della pubblicità moderna: Plakat

di Matilde Maione

Brutta “faccenda” la pubblicità? Davvero è considerata solo uno strumento utilizzato dal capitalismo sistemico per spingere all’acquisto?

Bè sì. La pubblicità non parla di chi o a chi l’ha creata, ma al target a cui è riferita. È empatica e deve emozionare ed attrarre il suo fruitore per uno scopo ben preciso. Non cerchiamo di snaturare la pubblicità, è questa la sua funzione e realtà.

D’altronde “Pubblicità” (pubblico) significa “rendere noto” qualcosa che altrimenti non si saprebbe. A chi dovrebbe essere rivolto questo messaggio, se non agli ALTRI?.

Il docuarte “Plakat-La nascita della pubblicità” ribadendo tutto ciò ne restituisce anche  il valore artistico/culturale. 

Facendo un passo indietro: quando nasce la pubblicità?

La pubblicità è molto antica, ma si deve aspettare la fine del 1400 per il primo annuncio pubblicitario a mezzo stampa e ancora il 1630 per la nascita di un vero servizio pubblicitario.

Per la nascita della pubblicità moderna come oggi la si intende, si deve infine aspettare il 1920 quando vengono redatte le prime vere regole della pubblicità: essere visto, essere letto, essere creduto, essere ricordato e spingere il compratore all’acquisto.

In questo caso però ci si riferisce a dei Poster (termine inglese) o meglio “Plakat”, che deriva dal tedesco medioevale “placke” (macchia, zona), dei primi anni del ‘900 in Germania.

Attenzione a non affiancarli ai poster artistici di Toulouse-Lautrec, che nel corso della Belle Epoque, in Francia, diventarono quasi un movimento artistico, con la nascita di mostre e negozi che vendevano solo questo tipo di ”arte”.

Henri de Toulouse-Lautrec, Posters, 1891-1893 (Fonte: mymodernmet.com)

I tedeschi agli inizi del ‘900 si erano scrollati di dosso la complessità dell’Art Nouveau per sperimentare uno stile più semplice e d’impatto.

Stava nascendo la RIVOLUZIONE PUBBLICITARIA.

Lucian Bernhard

Nato a Bad Cannstatt (Germania) nel 1883, Lucian Bernhard ha gettato le basi per il design pubblicitario, come lo si intende oggi. 

Le sue linee, i colori e i font semplificati, dopo le complessità dell’Art Nouveau, hanno incominciato ad essere apprezzati per la loro immediatezza.

Il messaggio era diventato più chiaro e anche l’obiettivo finale sembrava riuscire nel suo intento, molto di più rispetto al passato.

In questo periodo il design stava subendo una mutazione ed uno sviluppo, diventando sempre più importante ed a stretto contatto con la pubblicità. Uno dei suoi primi Poster fu per i fiammiferi Priester, venendo anche premiato dalla Camera di Commercio berlinese.

Lucian Bernhard, Priester Matches, 1909 (Fonte: pinterest.it)

Questo fu il suo trampolino di lancio. Nel corso della sua carriera ha collaborato con tantissime aziende di rilievo dell’epoca, diventando influente sia in Europa che negli Stati Uniti (dove si stabilì a partire dal 1923).

A lui si deve l’invenzione di svariati font, sebbene prediligesse l’uso dei caratteri tipografici classici dei libri, per un adattamento grafico e visivo.

Spesso usò il suo omonimo per identificarli, ad esempio: Bernhard Gothic, Bernhard Fashion, Lucian, Bernhard Tango e Bernhard Brushscript.

Fonte: moma.org e designishistory.com

Ludwig Hohlwein 

Nato a Wiesbaden nel 1874, insieme a Lucian Bernhard, Ludwig Hohlwein è stato uno dei più famosi illustratori pubblicitari della storia della grafica.

Fu anche pittore ed architetto cosa che portò la sua sensibilità artistica ad un livello nettamente superiore.

Studiò alla Technische Hochschule a Monaco creando le illustrazioni per la rivista della Akademische Architektenverein. Oltre che a Monaco studiò anche a Dresda, Londra e Parigi, conoscendo in questo modo molte realtà.

Dopo essersi stabilito a Monaco nel 1901, nel 1904 incominciò la sua attività come grafico.

Lavorò per famosissimi marchi dell’epoca, molti dei quali tutt’ora famosi. Celebre è il suo manifesto per l’Esposizione mondiale di Bruxelles del 1910.

Weltausstellung Brüssel 1910, Ludwig Hohlowein (Fonte: artnet.com)

Disegnò dei manifesti per il Partito Nazionalsocialista Tedesco, curò l’estetica grafica del Terzo reich e realizzò i manifesti per i giochi olimpici di Berlino del 1936.

Queste collaborazioni con il regime nazista nell’immediato dopoguerra gli comportarono il divieto di lavorare. Ma riprese più tardi la sua attività di grafico stabilendosi a Berchtesgaden.

Alcune sue grafiche sono tutt’oggi utilizzate, come ad esempio l’etichetta della birra Franziskaner.

Fonte: moma.org

Julius Klinger

Nato a Vienna nel 1876, Klinger seppe conciliare in modo eccellente le arti applicate con il commercio e l’industria.

Durante il suo periodo di studi venne attirato dal movimento di Secessione Viennese e da uno dei sui principali esponenti: Koloman Moser, il principale artista grafico del gruppo.

Manifesto disegnato da Koloman Moser per la J.& J. Kohn, esposto alla Kunstschau del 1908 a Vienna (Fonte: legnocurvatodesign.it)

L’influenza di Moser è evidente nelle sue prime illustrazioni a penna e inchiostro, ma saranno sempre caratterizzate da una semplicità ed un bilanciamento proprie della mano di Klinger.

Nel 1895 Klinger si trasferì prima a Monaco e poi a Berlino.

In questo periodo il suo lavoro è orientato verso lo Jugendstil, ma ben presto se ne discosterà gradualmente.

Allontanamento forse dovuto al fatto che lo Jugendstil , nonostante fosse orientato verso un pubblico delle aree del commercio e dell’industria, presentasse lavori molto elaborati e complessi. 

Cosa che appunto, non interessava più ad un Klinger la cui ricerca si proiettava a rendere invece i suoi lavori più leggibili e semplificati.

Tra l’altro, Klinger fu uno dei primi a discostarsi dall’idea del movimento secessionista viennese secondo cui le arti applicate dovevano essere giudicate allo stesso livello delle belle arti.

“Klinger è stato uno dei primi promotori del funzionalismo nelle arti grafiche per cui l’estetismo non dovrebbe oscurare lo scopo pratico del design”

Inoltre fu uno dei primi che per contrapposizione alla serietà delle belle arti introdusse l’umorismo nelle sue illustrazioni (venendo anche “criticato” a causa di una sua rappresentazione stereotipata degli ebrei).

“In un poster per Hollerbaum e Schmidt, Klinger ha preso di mira la propria professione raffigurando sé stesso e gli altri designer dell’azienda come cactus.”

Fonte: theviennasecession.com

Con il passare del tempo la sua “fama” aumenta tanto da essere “richiesto” anche negli Stati Uniti.

La sua predilezione al semplificare la comunicazione l’hanno reso uno dei pionieri della pubblicità grafica moderna.

Fonte: theviennasecession.com

Less is better!

Oggi giorno forse ci si dimentica degli insegnamenti di questi grandi pionieri della grafica pubblicitaria.

A volte la pubblicità è così piena di informazioni, grafiche, stili e messaggi che quelli che poi risaltano di più sono proprio i più semplici.

In un mondo accelerato e sempre di corsa, il “mercato” della pubblicità  la fa da padrone.

Eppure quando ci si sofferma sugli esordi della pubblicità non si può far altro che ammettere quanto “quei primi lavori” siano sempre attuali.

Come ci abbiano insegnato guardare le persone e “rapportarcisi” con semplicità là dove di semplice non c’è assolutamente nulla. 

Per creare la semplicità in pubblicità, c’è un lavoro ed uno sforzo ancora più grande di quello che servirebbe per creare una cosa complessa. Perché?.

Perché il mondo dell’advertising è “un gioco a livelli”  di pensiero ed azione,  capace di non far percepire al “ricevente” il messaggio rivolto, con apparente semplicità, all’inconscio.

I fruitori distratti da quelle grafiche, da quelle parole, da quelle musiche o storie, non vedono altro se non la punta dell’ iceberg.

Per concludere si può affermare con una certa sicurezza che essi siano stati coloro che hanno innalzato a forma d’arte del XXI secolo quello che viene comunemente definito “mezzo delle aziende per vendere”: la pubblicità?

Fonti:

moma.org, theviennasecession.com, notizie.delmondo.info, internationalposter.com, designishistory.com, lucian-bernhard.com, iconofgraphics.com