Orwell: il 71esimo della sua morte

Orwell: il 71esimo dalla sua morte è un ottimo modo per recuperare la produzione letteraria di un visionario. Romanzi che ancora oggi risultano di una attualità disarmante.


Parlare oggi di Orwell e soprattutto del suo capolavoro (ed opera più rappresentativa), ossia 1984, è al contempo facile e difficile. Facile perché le sue previsioni si sono spesso avverate. E in alcuni casi sono andate persino oltre. Difficile proprio perché, essendo andate persino oltre, molti di coloro che replicano i comportamenti di Winston Smith, lo fanno senza nemmeno rendersi conto di essere tanti Winston Smith.

Dalla neolingua, visibile oggi nel progressivo impoverimento della grammatica e della sintassi, la dittatura dell’indicativo, il pensiero ridotto a forma di tweet e la scrittura ad algoritmo SEO, fino al bispensiero, traduzione un po’ fiacca del doublethink, vero e unico marchio di fabbrica dell’offerta politica occidentale, sia quella liberal che quella liberale. Orwell, indagato a fondo, ci fornisce uno specchio di ciò che siamo oggi. E soprattutto di ciò che ci illudiamo di non essere.

Non è facile, proprio come i membri del Partito Esterno, capire di essere gli utili idioti del Partito Interno. Tra i due minuti d’odio e un titolo cambiato sul giornale perché non è più funzionale al momento, c’è anche qui l’illusione di essere parte della élite, quando in realtà sei solo lo strumento attraverso il quale la vera élite perora il suo privilegio di classe.

E’ tanto diversa la neolingua di 1984 pensata da Orwell dalla progressiva semplificazione che stiamo vedendo in atto oggi nella nostra lingua? Dal congiuntivo e dal condizionale che perdono sempre più terreno? Dall’indicativo utilizzato ovunque anche in modo scorretto? Dalle frasi che si limitano sempre più a soggetto-verbo-complemento e oddio mica ci vorrai mettere anche delle subordinate? Da pensieri sempre più simili a slogan pubblcitari, a tweet fatti da copywriter che puntano più a vendere un prodotto che a fornire un’informazione o a dare un’idea che vada oltre la dicotomia manichea bianco-nero, dove naturalmente il bianco, il buono, il giusto, è quello che stiamo vendendo?

E’ tanto diverso l’utilizzo di termini come “spending review” in luogo di “macelleria sociale”, di “missioni di pace” in luogo di “guerre”, di “riforme necessarie” in luogo di “scelte esclusivamente politiche a favore dei ricchi”? Cosa hanno di diverso dai bollettini del Ministero della Verità, della Pace e dell’Amore?

E così come, nell’opera di Orwell, i membri del Partito Esterno credevano che bastasse eseguire i dettami del Grande Fratello per avere valore sociale, così i membri del nostro “Partito Esterno”, quella pletora di persone con una buona istruzione, una discreta condizione economica, ma che non avrà mai concreta possibilità di entrare nel “Partito Interno”, ossia in quella che nel nostro corrispettivo è l’élite economico-politica vera, replicano forme e simboli sterili ed eterodiretti.

Tutto al fine di avere un valore sociale che serve solo ad essere spendibile con altri che credono in quel valore sociale. In pratica suonandosela e cantandosela.

Mentre il potere, quello vero, è saldamente nelle mani di altri. Invece l’odio è diretto esclusivamente verso i Prolet o i nemici del Partito. Perché anche odiare quelli che non contano nulla contribuisce a poter addobbarsi di valore sociale nei confronti di chi crede di contare qualcosa.

Capovolgere le “e” perché qualcuno ha fatto credere che basti questo per essere “inclusivi”, quando poi in realtà si è estremamente escludenti nei confronti di dislessici, disgrafici, persone con bassa scolarizzazione. Ma non importa, perché tutto, come in 1984, non si fa per essere nel giusto, ma per apparire nel giusto agli occhi di altri che lo fanno per apparire nel giusto.

Sventolare bandiere della pace accanto a bandiere di partiti guerrafondai, atlantisti e che spingono alla guerra. Tutto come nel doublethink. Così come dire di essere “di sinistra” e “rivoluzionari” per un asterisco messo a cazzo di cane, quando poi nel concreto si foraggia il peggior conservatorismo politico/economico e si sostengono le peggiori disparità sociali ed economiche.

Nulla di diverso da 1984, di cui ormai siamo palesemente la parodia a livello di b-movie. Perché i due minuti d’odio oggi sono per i neri, domani per il maschio-bianco-etero-cis-male-del-mondo, dopodomani per i russi, dopodomani ancora torneranno gli zingari. Basta dare al Partito Esterno, quello boccalone che regge il privilegio del Partito Interno, l’illusione di essere “buoni” colpendo un nemico allo stesso livello o a livello inferiore. E loro faranno tutto. Perché, esattamente come in 1984, per avere valore sociale non conta fare, conta apparire che lo stai facendo.

Basta essere come Julia, che aderisce al Partito Esterno solo per convenienza. Che il giorno propaganda contro il sesso e la notte, per avere vantaggi materiali, si scopa chiunque nel Partito Interno.

Oggi siamo in guerra con l’Eurasia e l’Estasia, ma fino a ieri quelli dell’Estasia erano buoni perché a loro abbiamo subappaltato tutta l’industria dell’Oceania. E fino all’altro ieri anche l’Eurasia era buona, perché ci forniva il gas. Però ora sono cattivi, quindi cambiamo titoli a tutti i giornali.

Avete già collegato le tre macro-nazioni di 1984 con le nazioni del mondo reale? E aggiungeteci anche altre nazioni. Perché la Siria è cattiva, ma l’Arabia Saudita è in pieno rinascimento. Perché fino a ieri la Polonia era una nazione catto-bigotta che non voleva il gay pride, ma adesso è il baluardo democratico, la frontiera ultima dei valori europei. Poco importa se accoglie profughi solo in base al livello di melanina.

I nazisti veri che non sono più nazisti veri, però al contempo agitiamo il pericolo fascista se qualcuno utilizza ancora solo le lettere dell’alfabeto latino o si lamenta dell’ipocrisia dei black-washing e dei pink-washing delle corporations dell’intrattenimento a stelle e strisce.

Ce ne sarebbero tanti di parallelismi tra la società odierna liberale e 1984. Basta sentire un qualsiasi telegiornale quando parla di PIL, di crescita, di economia. La produzione di scarpe in Oceania è triplicata, ma metà popolazione continua a camminare scalza. Come mai?

Tanti altri sarebbero i parallelismi con l’opera di Orwell, ma rischieremmo di essere troppo lunghi e prolissi. E in fondo Emmanuel Goldstein manco esiste.