Pietro Bembo: le origini della letteratura italiana

di Nunzia La Montagna

Pietro Bembo: le origini della letteratura italiana. Chi è Pietro Bembo e cosa racconta in: “Gli Asolani”? Perché leggerlo ancora oggi?.

Gli Asolani è un’opera scritta da Pietro Bembo, figura centrale della cultura rinascimentale, soprattutto per le sue riflessioni sulla lingua che trascrive nell’opera le Prose della volgar lingua. 

Scritto nel 1532, è un trattato in cui l’autore individua come lingua letteraria il volgare fiorentino e indica come modello della lingua poetica Petrarca e dei testi in prosa Boccaccio.

Si tratta ovviamente di una visione elitaria della letteratura, che è vista come appannaggio dei ceti colti.

Gli Asolani è una raccolta in tre libri in forma di dialogo, che affronta il tema dell’amore, affermando la superiorità dell’amore platonico, tramite per raggiungere l’amore divino.

“Ho voluto alcuni ragionamenti raccogliere, che in una brigata di tre nostre valorose donne e in parte di madonna la Reina di Cipri, pochi dì sono, tre nostri aveduti e intendenti giovani fecero d’Amore, assai diversamente questionandone in tre giornate”

Dunque, i dialoghi fra i personaggi si svolgono in tre giornate, che corrispondono ai tre libri di cui è composta l’opera.

In particolare, nel libro III il protagonista è Lavinello, il quale sostiene la superiorità dell’amore platonico, cioè dell’amore ideale per la bellezza dell’amata senza coinvolgimenti sensuali.

Che cos’è l’amore? Che cos’è la bellezza? Come si realizza il buon amore? A queste domande risponde Lavinello seguendo un rigoroso ragionamento.

Il buon amore è desiderio di bellezza; la bellezza nasce dalla giusta proporzione e armonia tra le parti che costituiscono un “oggetto”, qui incarnato nella figura femminile; la bellezza ci rende gradita e desiderabile la donna, e fa nascere così l’amore.

La bellezza è virtù tanto del corpo quanto dell’animo; la bellezza dell’animo è la proporzione e l’armonia fra le virtù della donna; il buon amore è dunque quello rivolto alla bellezza tanto dell’animo quanto del corpo; lo strumento per riconoscere la bellezza del corpo è la vista; lo strumento per riconoscere la bellezza dell’animo è l’udito, perché è attraverso la voce e la parole che ne veniamo a conoscenza; la facoltà del parlare è stata fornita alle persone proprio per rendere possibile la comunicazione del proprio animo agli altri.

Superiore a ogni altro strumento d’amore è il pensiero, che ci permette di raggiungere l’oggetto del nostro amore anche a distanza e ogni volta che lo desideriamo; il desiderio che nasce dagli altri sensi non è buon amore della bellezza ma desiderio di “sozze cose”.

La concezione dell’amore proposta da Lavinello rispecchia la diffusa mentalità umanistica e rinascimentale dell’idealismo platonico, cioè la priorità dell’idea sulla sua realizzazione concreta.

Da qui deriva la nota formula di “amor platonico”, nata già nel secolo Quattrocento dal dibattito filosofico sorto negli ambienti dell’Accademia Neoplatonica.