Sanremo 2020 racconta un’altra Italia: parliamone.

Achille Lauro

di Mariachiara Proietti

Si è da poco conclusa la settantesima edizione del festival di Sanremo; non sono mai stata una fan accanita del programma, ma quest’anno sento il dovere di spendere due parole a riguardo.

Ogni giorno, ascoltando e osservando ciò che accade in Italia, mi convinco sempre più di un fatto: siamo un Paese bigotto.

Possibile ci siano ancora persone che parlano di normalità
e anormalità? Possibile faccia ancora così paura il tanto famoso “diverso”? 2020 o 1960?

Arrivo al punto: grazie Sanremo70, grazie per aver parlato finalmente di omosessualità con i termini che merita, grazie Fiorello per il bacio dato con disinvoltura a Tiziano Ferro, grazie per aver mostrato con estrema leggerezza e normalità ciò che ancora qui in Italia viene considerato trasgressivo o addirittura scandaloso per quelle persone che sicuramente sedute sul loro divano hanno detto o pensato questa frase: “ma ci sono i bambini che seguono il programma”.

E grazie, grazie Achille Lauro per aver lanciato un messaggio fondamentale: noi siamo così, vogliamo vestirci come vogliamo, amare chi vogliamo, essere liberi di esprimerci mostrando la nostra creatività, noi… ce ne freghiamo!

Fonti foto carosello:

Donna Fanpage

MAM-e

Tio.ch