Gli artisti della Transavanguardia nella metropolitana di Napoli

L’arte sotto gli occhi di tutti. La Transavanguardia e dove trovarla. Le opere del movimento artistico italiano che “tappezzano” le stazioni della metro di Napoli.

Avete mai sentito parlare di museo obbligatorio? Non vi preoccupate non è un’imposizione all’arte. Si parla delle opere che fanno parte di un percorso espositivo fruibile a tutti obbligatoriamente, perché posto in un luogo dove il passaggio continuo delle persone è inevitabile come una stazione della metropolitana. Ebbene sì, stiamo parlano delle Stazioni dell’Arte.

Le stazioni sono luoghi che ospitano un pubblico di passaggio, a volte frettoloso e dunque distratto, a volte attento. Inevitabilmente però, tutte le persone che usufruiscono delle stazioni si trovano immerse in opere d’arte e quindi diventano fruitori di ciò che le circonda. In questo articolo parleremo nello specifico delle Stazioni dell’Arte della metropolitana (Linea 1) di Napoli, esempio emblematico di questo concetto.

Achille Bonito Oliva spiega così il pensiero di “museo obbligatorio”.

«Una sorta di percorso sotterraneo che ha fondato quella che io chiamo una lezione di gusto obbligatoria, in quanto la gente è obbligata a vedere quotidianamente, deambulando, uscendo o entrando per lavoro o per divertimento nelle stazioni, creando e creandosi un rapporto di familiarità con questo linguaggio contemporaneo. […] Dunque non un rapporto frontale di contemplazione come avviene nei musei, ma un rapporto che si può in qualche modo moltiplicare, o può ritornare su sé stesso o si può ripetere, dunque una sorta di crescita e formazione del gusto collettivo attraverso una discesa per gradi, nel sottosuolo, sviluppando da parte nostra un processo di conoscenza e informazione sull’arte contemporanea. Quindi museo obbligatorio, perché c’è proprio questa ironica consapevolezza, da parte nostra, di obbligare ad uno sguardo, anche lo sguardo che non sempre è carico d’interesse.»

Prima di entrare nel cuore di alcune delle opere e degli artisti della Transavanguardia presenti all’interno di alcune delle stazioni di questa linea, è bene introdurre anche il concetto di “Arte Pubblica” e “Site Specific” che è in assoluta relazione a quello di “museo obbligatorio”.

L’ex Direttrice dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Giovanna Cassese, ci spiega così questi due concetti.

«L’espressione arte pubblica indica per lo più una specifica modalità di realizzazione, presentazione e fruizione dell’arte che entra nel tessuto sociale e nella struttura urbana delle città e dei territori ed è destinata ad un grande pubblico, a fruitori non intenzionali. […] Comunque, per arte pubblica “si intendono generalmente gli interventi artistici – tanto in città quanto in paesaggi naturali – al di fuori di musei e gallerie ovvero degli spazi solitamente deputati a ospitare l’arte, nonché all’interno di spazi quali scuole, ospedali, tribunali o carceri frequentati da un pubblico generalmente lontano dal mondo dell’arte, ma non certo definibile casuale”. […] Ѐ chiaro, che la maggior parte delle opere di arte pubblica, sia invece, definibile site specific, poiché progettata per interagire e modificare un determinato luogo che grazie a quell’opera diventa un altro “luogo”, che perde l’anonimato e si trasforma grazie alla contaminazione tra la poetica dell’autor, e le ragioni specifiche e la storia di quel luogo.»

Ma come è nato il progetto ambizioso delle “stazioni dell’arte”?

L’idea nasce dal progetto promosso dall’Amministrazione comunale di Napoli che ha coinvolto personalità di fama internazionale che hanno contribuito alla sua realizzazione. Tra questi spicca il critico d’arte Achille Bonito Oliva seguito da un centinaio di artisti provenienti da tutto il mondo ed architetti che hanno contribuito a livello internazionale con le loro idee al successo dell’iniziativa.

Renaldo Fasanaro (Architetto presso Metropolitana di Napoli S.p.A.) ci introduce così il progetto.

«Il progetto delle Stazioni dell’Arte che mi veniva chiesto di realizzare, nasceva da un’idea strategica mirata a inserire l’azione creativa di artisti internazionali come valore aggiunto allo spazio architettonico di infrastrutture destinate al trasporto urbano metropolitano. Attraverso questo progetto, le infrastrutture a rete e, i nodi funzionali (stazioni), godono oggi a pieno titolo della stessa importanza delle piazze o della cattedrale delle nostre città storiche. L’arte presentata nelle stazioni diventa portatrice di piacere, benessere, sorpresa ed emozioni, rendendo positiva l’esperienza del viaggio e generando così il circolo virtuoso della cultura.»

Le fasi subentrate successivamente all’idea sono state diverse, come l’adesione all’idea da parte dell’artista, la fattibilità dell’operazione, la sicurezza da ogni punto di vista, la stabilità nel tempo delle opere e per ultimo ma molto importante, la reversibilità.

 Ad aderire al progetto vi sono anche gli artisti della Transavanguardia italiana che, se all’inizio avevano accolto l’idea con qualche perplessità, dopo alcuni giorni di riflessione erano già tutti attorno ad un tavolo per discutere sulla realizzazione delle opere.

“Nicola De Maria aveva preparato un bozzetto che riportava una serie di forme geometriche (ellissoidi, matite e stelle) trattate con colori puri primeggiavano su un fondo azzurro. Queste forme primarie tendevano verso l’altorilievo, come per qualificare la loro struttura tridimensionale distaccata dal fondo dell’universo. […] L’idea dell’artista era di realizzare l’opera in mosaico con tessere di pasta vitrea delle dimensioni di due per due centimetri.”

Dopo consigli, aggiusti, riflessioni ed idee, l’opera fu costruita un passo alla volta.

Con Enzo Cucchi ci fu un discorso diverso.

“Dialogare con Enzo Cucchi è come nuotare in un mare in tempesta, è un artista complesso anche caratterialmente ma, come tutti gli artisti ha una piccola parte dell’anima sempre aperta, basta saper bussare alla porta per avere la risposta giusta. […] Gli interventi di Cucchi riguardavano due pannelli ceramici per la stazione di Salvator Rosa; il primo da sistemare sulla parete soprastante la discenderia della stazione principale, mentre il secondo doveva fare da base del lucernario della copertura della seconda uscita di stazione.”

Questi, sono solo due dei dialoghi e confronti avvenuti con gli artisti per la realizzazione delle loro opere progettate esclusivamente per le stazioni dell’arte, ma possiamo dire che il confronto con l’artista, la partecipazione di tutte le personalità alle idee per la costruzione delle opere è una parte fondamentale per la riuscita di un lavoro come questo.

NICOLA DE MARIA

“Universo senza bombe, regno dei fiori, 7 angeli rossi” (in memoriam Francesco De Maria)

2001

Mosaico in pasta vitrea

Piano intermedio

“La composizione astratta di De Maria esprime l’idea di un’arte che accoglie il bisogno di felicità di tutti gli esseri viventi e si fa tramite di un messaggio di amore universale.”

ENZO CUCCHI

“Napoli” 2001

Rilievo in ceramica, atrio stazione

“Il grande sipario rosso installato al di sopra dello scalone centrale della stazione dichiara esplicitamente l’ingresso in una dimensione teatrale e suggella il protagonismo del viaggiatore. La stazione metropolitana diventa così un palcoscenico che accoglie e coinvolge i cittadini.”

ENZO CUCCHI

“Senza titolo” 2002

Rilievi in ceramica, II uscita, esterno

“Sui quattro lati del basamento Cucchi ha moltiplicato l’immagine del Vesuvio, variandone la prospettiva, ma mantenendone intatto il valore simbolico di potenza distruttrice. L’opera, che riprende i gialli e i grigi tipici del paesaggio urbano napoletano, non possiede tuttavia un’intonazione tragica, ma una leggerezza divertita che ne fa una favola visionaria.”

MIMMO PALADINO

“Senza titolo” 2001

II uscita esterno, fianco palazzo

“Alle spalle della guglia troviamo il palazzo che fu la residenza di Giovanni Capurro, poeta e cantautore italiano autore della canzone ‘O sole mio, arricchito da una pioggia di raggi dorati e stendardi colorati.”

SANDRO CHIA

“Bagnanti” 2003

Mosaico in pasta vitrea

Atrio stazione, interno della guglia

“Il mosaico di Chia riveste internamente con la luminosità dei suoi azzurri la base della guglia. Nelle monumentali figure di bagnanti confluiscono linguaggi artistici del passato e del presente, ma soprattutto si avverte la memoria della grande tradizione figurativa italiana.”

L’argomento trattato insomma è vastissimo ed ancora troppe cose verrebbero da dire e da approfondire. Sono davvero tantissimi gli artisti di cui si potrebbe esporre l’operato all’interno della cornice concettualistica delle Stazioni dell’Arte. Fortunatamente il sito ufficiale di ANM ha una sezione dedicata solo alle metro dell’arte, dove si possono trovare foto e piccole spiegazioni di ogni opera realizzata, degli intenti e della curiosità sulle fasi di realizzazione. 

Ma potrete pur sempre viaggiare sulla linea 1 della metro di Napoli e addentrarvi nei sotterranei dell’arte, nei cunicoli della terra partenopea alla ricerca della meraviglia lasciataci da questi artisti. Dunque qualsiasi sia la modalità da voi scelta questo sarà un viaggio che non dimenticherete così facilmente.

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