女のいない男たち…le Donne di Murakami!

Diario di un lettore

17/11/2018

di Mariachiara Leone

“A volte perdere una donna significa perderle tutte”. 

Perché leggere Murakami? 

E’ sempre molto difficile scrivere in maniera lucida e obiettiva quando si tratta di un autore che si ama particolarmente, di cui si conosce più o meno tutta la produzione letteraria, di cui si segue, in maniera appassionata, il lavoro ed attività che lo vedono protagonista; per cui tenterò (per quanto possibile) di calarmi in questa impresa e spiegare perché, oggi più che mai, si dovrebbe leggere Murakami.

A poco meno di un mese dall’uscita della sua ultima fatica edita in Italia dalla casa editrice Einaudi e che ha come titolo L’assassinio del Commendatore. Libro primo, ripercorriamo in breve accenni biografici, carriera e soprattutto i romanzi dell’autore.

Haruki Murakami nasce nel gennaio del ’49 a Kyoto in Giappone da una coppia di insegnanti. Sarà infatti, grazie al lavoro come insegnante di letteratura del padre che Murakami fin da giovane entra in contatto con libri di autori stranieri e dunque con la lingua inglese che risulterà fondamentale quando, successivamente si dedicherà alla traduzione di opere di autori quali Kafka e Carver. Gli anni dell’università sono poi contraddistinti dalle lotte studentesche (a cui non prende parte per la sua indole caratteriale) ma anche dalla conoscenza di quella che sarà poi la sua attuale moglie. Nel ’71 infatti sposerà Takahashi Yōko con la quale aprirà e gestirà un jazz bar (coltivando una delle sue passioni, la musica) che successivamente chiuderà per dedicarsi interamente alla scrittura. Attualmente è un autore che ha all’attivo molti romanzi, raccolte di racconti, saghe (famosissima è la trilogia 1Q84, chiaro riferimento a 1984 di Orwell) che si collocano in quello che viene definito realismo magico. Opere attraverso cui il lettore può compiere un viaggio introspettivo toccando corde che non sapeva di possedere o perdersi per sentieri di un mondo narrativo costruito con una profonda semplicità stilistica ed emotiva.

Ma perché risulta quasi “urgente” consigliare Murakami agli uomini?

Ci sono temi che ritornano in ogni sua opera ed uno di questi è fare i conti con la perdita e per essere ancora più precisi, sulla perdita di una donna più o meno fondamentale per la vita dell’uomo (voce maschile, quasi sempre voce narrante delle vicende). Quello che infatti, mi ha sempre ammaliato della scrittura di Murakami non è tanto l’aspetto dell’elemento surreale calato nel reale, quanto il suo tratteggiare la psiche femminile con così tanta delicatezza e chiarezza che è difficile trovare in una scrittrice figuriamoci in uno scrittore che “crea” donne. E allora ecco che il lettore si troverà di fronte tutta una serie di titoli che da “Uomini senza Donne” a “I salici ciechi e la Donna Addormentata”, da “Norwegian Wood” a “L’ incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio”, ed ancora, da “L’uccello che girava le viti del mondo” a ” La fine del mondo e il paese delle meraviglie”, rappresentano un vero e proprio inno alla donna che è per natura mistero e suggestione, equilibrio perfetto tra delicatezza e forza; dunque, risulta essere uno degli “elementi” congeniali a Murakami per creare quel suo mondo fatto di percezioni e simbolismi che conducono in un sogno ad occhi aperti e che tratteggiano il “sentire” del personaggio maschile. Ed è fondamentale regalare un titolo qualsiasi di questo autore ad un uomo che sia padre, fratello, cugino, amico, fidanzato, marito; perché se è vero che la sua penna ha il potere di penetrare l’animo femminile come nessuno, sono i “suoi” uomini a poter rompere le barriere  della psiche maschile attraverso un percorso di maturazione sentimentale che spinge a riflessioni intime e profonde “evitando” di incappare in processi mentali malati che conducono ad un baratro profondo tanto quanto può essere profondo un “pozzo”.

“Non doveva solo dimenticare, doveva anche perdonare”

Per cui il lettore si troverà di fronte a trame che sono omaggi alla letteratura come nel caso di un certo Gregor Samsa che si sveglia improvvisamente trasformato in essere umano (un palese riferimento “al contrario” con la metamorfosi del personaggio di Kafka), più tosto che trovarsi di fronte ad un uomo che cerca di elaborare il tradimento della moglie, intraprendendo una “relazione amicale” con l’amante.

 

E se un demone dalle fattezze femminili facesse di tutto per venire a letto con noi? E se un marito decidesse di diventare amico dell’amante della moglie? E se Gregor Samsa si svegliasse una mattina trasformato in un essere umano?

E se per gli uomini i romanzi di Murakami potrebbero essere dunque uno strumento per elaborare il bisogno di ammettere con coraggio: “Sì, sono stato ferito, e molto profondamente” abbandonando così la sfera del rancore verso il genere femminile, perché consigliare invece la lettura di questo scrittore alle donne?

Perché voci femminili quali quella di Nakao, di Midori, oppure di Hatsumi piuttosto che personaggi come Reiko o Momoko e tante altre, potrebbero raccontare la vostra storia; di donne spezzate per la perdita improvvisa e inspiegabile del proprio amore, di donne che si salvano “da sole” attraverso la fermezza di carattere e la tempra di ferro; donne che intraprendono nuovi percorsi di vita, lasciano le sicurezze, un marito, fidanzato, amici, per intraprendere un viaggio che le avvicini alla loro vera essenza; di donne che fanno i conti con una “mancata” maternità; di donne che sono “intrappolate” in una relazione e che si sentono perse in parallelo con storie di donne che scelgono di essere felici abbracciando la propria sessualità ed orientamento. I romanzi di Murakami sono appigli, occasioni, ancore, pensieri, che parlano di noi, che parlano a noi e che potrebbero salvare dal compiere gesti estremi, disperati che sono errori dovuti a mancanza di autostima, di poco amore verso il proprio io, orribili scelte compiute da donne senza uomini.

Habara, il protagonista di «Shahrazad», un uomo solo, confinato in una casa nella quale gli è vietato ogni contatto col mondo. Non sapremo mai perché, e in fondo non è importante: quello che sappiamo è che il suo unico svago sono le visite regolari di una donna misteriosa che lo rifornisce di libri, musica, film… e sesso. Ma soprattutto gli racconta delle storie, proprio come faceva Shahrazad. E in queste storie Habara si tuffa come un bambino, finalmente libero.

Per cui la lettrice si troverà a fare i conti con storie come quella di una donna che come Shahrazad, racconta storie, questa volta non per salvarsi ma per salvare un uomo dalla sua “immobilità”. Oppure la lettrice potrà trovarsi a percorrere le fila della vita di Emu una donna “che non c’è più”.

Siamo nel pieno della notte ed una telefonata ne annuncia il suicidio; inizia così, per il narratore, un viaggio a ritroso nel tempo e negli spazi, ad inseguire dettagli, ricordi e sensazioni di quei momenti vissuti e comunque sfuggiti, persi per sempre, perché “a volte perdere una donna significa perderle tutte”. Così diventiamo uomini senza donne.

Ci troviamo di fronte esseri umani che non sono solo alla ricerca di se stessi come possono esserlo i personaggi maschili in Norwegian Wood e L’incolore T.T. e i suoi anni di pellegrinaggio, ma di uomini e donne che sono alla continua ricerca di un terreno in comune, di un punto neutrale nel quale potersi amare. Sono uomini e donne che attraverso la nostalgia per ciò che non è stato ed il quotidiano, cercano la sfera del “noi” ed a volte la trovano.

“Nove anni dopo I salici ciechi e la donna addormentata, Murakami Haruki regala ai suoi lettori una nuova raccolta di racconti, sette distillati della sua arte e dei suoi temi: il fantastico che irrompe nel quotidiano, la nostalgia per ciò che non è stato, ma soprattutto la ricerca della felicità tra uomini e donne.” (a proposito della raccolta di racconti Uomini senza Donne)

Murakami con le “sue” donne, con i suoi, cioè, personaggi femminili, ci racconta di quello che rimane agli UOMINI SENZA DONNE; attraverso la sua penna ci racconta cosa accade nelle DONNE SENZA UOMINI e ci descrive una UMANITÀ nella quale nemmeno perdonare è abbastanza: bisogna avere rispetto per se stessi, saper ascoltare la propria interiorità, se si vuol evitare che i serpenti lo assedino e…

Come sai anche tu, questo è un mondo violento che adora il sangue. Se non si è più forti non si sopravvive. Allo stesso tempo è molto importante stare in silenzio con le orecchie tese per non lasciarsi sfuggire il minimo rumore. Le buone notizie di solito vengono riferite a bassa voce. Ricordatelo, per favore”. 

Per cui Murakami lo consiglio sottovoce, come una buona notizia che arriva nel momento più buio, un attimo prima del vuoto e che ricorda, quasi implorando che amarsi è possibile, perdonarsi è un dono verso se stessi e che può esserci delicata bellezza in quello che si ritiene una tragedia.

Approfondimento e curiosità sullo scrittore. 

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