L’elefante e la colomba: Diego e Frida

Una delle storie d’amore più chiacchierate, tormentate, ingarbugliate, fuori dagli schemi, surreali, che la storia dell’arte abbia mai avuto. Diego e Frida.

L'elefante e la colomba: Diego e Frida

“Io vorrei essere quello che voglio, dietro lo schermo della pazzia: sistemerei fiori, tutto il giorno; dipingerei il dolore,l’amore e la tenerezza, riderei senza freno della stupidità degli altri e tutti direbbero: poveretta, è matta. (Sopratutto riderei di me.) Costruirei il mio mondo, che finché io vivessi sarebbe d’accordo con tutti i mondi. Il giorno o l’ora e il minuto che vivrei sarebbero miei e di tutti. La mia pazzia non sarebbe una fuga dal lavoro per farmi mantenere dagli altri, con la loro fatica. La rivoluzione è l’armonia della forma e del colore e tutto sta e si muove sotto una legge: la vita. Nessuno si allontana da nessuno. Nessuno lotta soltanto per sé. Tutto è tutto e uno. L’angoscia e il dolore e il piacere e la morte non sono altro che un processo per esistere”.

Così scriveva in una delle pagine del suo diario, Frida Kahlo. Pagine pregne di libertà, passione per la vita, nonostante la sofferenza ed il dolore fisico delle molte operazioni dovute alle sue condizioni di salute.  Insomma, una combattente, uno spirito libero, una colomba che amò un’elefante (come solevano definirli alcuni amici e conoscenti), un esempio di forza di carattere.

Nondimeno i venticinque anni di una passione, quella con Diego, modulata dall’equilibrio fra commiserazione e crudeltà, onestà e mistificazione, costituiscono le pagine del diario della “regina del Messico” che risultano fondamentali per riuscire ad inquadrare un rapporto complesso e poco convenzionale.

Infatti Diego su Frida:

“Frida è in realtà un essere meraviglioso, dotato di una forza vitale e una capacità di resistenza al dolore molto superiori alla media. A questa capacità è legata, come è naturale, una sensibilità superiore, di una finezza e suscettibilità incredibili. La sua reattività interiore si rispecchia nei suoi occhi, che hanno una retina davvero eccezionale. […] Se i suoi occhi hanno la potenza di un microscopio, il suo cervello ha la potenza di un apparecchio a raggi X che disegni in opaco e chiaro l’essere sensitivo-intellettuale che osserva. Questo le consente un potenziale creativo superiore, in una realtà che, senza smettere di essere tale, si esalta verso una meravigliosa fantasia logica, dominio dell’inaspettato e della sorpresa di connessioni dialettiche tanto insospettate quanto indiscutibili”.

Allo stesso modo Frida su Diego scriveva:

“Probabilmente molti  si aspettano da me un ritratto di Diego molto personale, femminile, aneddotico,divertente, pieno di lamentele e persino di pettegolezzi, di quei pettegolezzi decenti, interpretabili e sfruttabili secondo la morbosità del lettori. Forse ci si aspetterà di sentire da me lamentele su quanto si soffre a vivere con un uomo come Diego. Ma io non credo che gli argini di un fiume soffrano a lasciarlo correre, né la terra soffra perchè piove, o l’atomo soffra scaricando la propria energia… Secondo me tutto ha una compensazione naturale. Nel mio ruolo, difficile e oscuro, di alleata di un essere straordinario, ho la ricompensa di che ha un punto verde in una grande quantità di rosso: l’equilibrio.[…]Diego ha una profonda coscienza di classe e del ruolo che le altre classi sociali hanno nel funzionamento generale del mondo. Tra quanti hanno vissuto vicino a Diego alcuni, come me, vogliono essere alleati nella sua causa per la quale lavora e lotta, e altri no. Questo argina una serie di conflitti nei quali si vede coinvolto senza esserne responsabile, in quanto la sua posizione è chiara e trasparente. La sua integrità umana, senza pregiudizi, per intelligenza, per educazione  o per evoluzione, non è responsabile dell’altrui incapacità, né delle conseguenze che questa porti nella vita sociale.Lui lavora perchè tutte le forze progrediscano e si organizzino con maggiore armonia.  Con che armi si può lottare a favore o contro un essere così vicino alla realtà, così dentro la verità, se queste armi sono morali, ossia regolate dalla convenienza di una determinata persona o settore umano? Naturalmente devono essere amorali, critiche verso ciò che è stato già stabilito o accettato per buono. Io in piena responsabilità, ritengo di non poter essere contro Diego, e se non sono una delle sue maggiori alleate, vorrei esserlo. Dal mio atteggiamento in questo tentativo di ritratto si possono dedurre molte cose, a seconda delle interpretazioni; la mia verità, l’unica che posso proporre su Diego, è questa. Pulita, impossibile da misurare con insistenti macchine della verità, ma convinta per quanto riguarda me stessa, la mia stessa esistenza. Nessuna parola descriverà l’immensa tenerezza di Diego per le cose belle; il suo affetto verso coloro che non hanno un ruolo nella attuale società di classe; il suo rispetto per chi né è oppresso”

Ed ancora, sempre parlando del marito, Frida scriveva:

“Diego ha una profonda coscienza di classe e del ruolo che le altre classi sociali hanno nel funzionamento generale del mondo. Tra quanti hanno vissuto vicino a Diego alcuni, come me, vogliono essere alleati nella sua causa per la quale lavora e lotta, e altri no. Questo argina una serie di conflitti nei quali si vede coinvolto senza esserne responsabile, in quanto la sua posizione è chiara e trasparente. La sua integrità umana, senza pregiudizi, per intelligenza, per educazione o per evoluzione, non è responsabile dell’altrui incapacità, né delle conseguenze che questa porti nella vita sociale. Lui lavora perché tutte le forze progrediscano e si organizzino con maggiore armonia. Con che armi si può lottare a favore o contro un essere così vicino alla realtà, così dentro la verità, se queste armi sono morali, ossia regolate dalla convenienza di una determinata persona o settore umano? Naturalmente devono essere amorali, critiche verso ciò che è stato già stabilito o accettato per buono. Io in piena responsabilità, ritengo di non poter essere contro Diego, e se non sono una delle sue maggiori alleate, vorrei esserlo. Dal mio atteggiamento in questo tentativo di ritratto si possono dedurre molte cose, a seconda delle interpretazioni; la mia verità, l’unica che posso proporre su Diego, è questa. Pulita, impossibile da misurare con insistenti macchine della verità, ma convinta per quanto riguarda me stessa, la mia stessa esistenza. Nessuna parola descriverà l’immensa tenerezza di Diego per le cose belle; il suo affetto verso coloro che non hanno un ruolo nella attuale società di classe; il suo rispetto per chi né è oppresso”

Insomma un rapporto impossibile da descrivere in tutte le sue sfaccettature se non attraverso le parole che l’uno dedicava all’altro. Gli ultimi anni di Frida furono caratterizzati da agonia e dolore fino a quanto il 13 luglio 1954 esalò l’ultimo respiro lasciando il “suo elefante” a fare i conti con gli strascichi di un rapporto profondo e tormentato. Appena tre anni dopo, Diego Rivera muore (24 novembre 1957) senza esaudire l’ultimo desiderio di Frida e cioè essere sepolti insieme. Mescolare le loro ceneri per diventare un tutt’uno, un’unico essere inscindibile (a quanto pare non ebbe il tempo di modificare il proprio testamento ed indicare come modalità di sepoltura proprio quanto indicava e desiderava Frida).

Per concludere, la loro fu una relazione, che ancor prima di essere “la storia d’amore più famosa del Messico” è una condivisione alla pari, tra pari in termini intellettuali, artistici e psicologici. Erano l’uno nell’altra, completamento di un anticonformismo vitale, radicato nello stesso ideale politico/sociale, una sola visione:

“Una festa della forma e del colore, del movimento, del suono, della conoscenza, dell’emozione. Una festa sferica, intelligente e amorosa, che occuperebbe l’intera superficie terrestre”

Fonti: Requel Tibol. Frida Kahlo, una vita d’arte e di passione. Edito Rizzoli, 2001.

Immagini: libriantichionline.com

Film consigliato: Frida (2002) con Antonio Banderas e Alma Hayek

Documentario: Frida

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