“PER DIECI MINUTI” DI CHIARA GAMBERALE

di Anna Farías

Avete presente quando in libreria date un’occhiata ai diversi libri esposti e, improvvisamente, la vostra attenzione cade su un titolo ben preciso? Per dieci minuti.
Per dieci minuti che cosa? Chi? Perché dieci minuti?
Vado alla cassa con questo libro e ne esco che già leggevo la prima pagina.
Siete curiosi? Lo immaginavo!
Però, poiché è il primo libro che leggo di Chiara Gamberale, ho raccolto qualche informazione su questa scrittrice quarantenne che ha colpito soprattutto i teneri cuori femminili.

Chiara Gamberale è nata nel 1977 a Roma. Scrittrice e conduttrice radiofonica e televisiva italiana, ha esordito nel 1999 con Una vita sottile. Seguono altri romanzi e lavori presso programmi televisivi della Rai, e collaborazioni con La Stampa e Vanity Fair. Inoltre ha un blog sul sito di Io donna del Corriere della Sera. Una donna in gamba che ha saputo farsi largo nel campo editoriale giornalistico e letterario.

Dopo un periodo di progressivo successo, vive una brusca interruzione. Ciò che accade nella vita della scrittrice è descritto sottilmente nelle pagine di questo romanzo. Per alcuni infatti è ritenuto un’autobiografia “parziale”, in cui la protagonista di nome Chiara (una scrittrice in carriera) viene stravolta dal fallimento del proprio matrimonio. Ogni certezza cade con l’allontanamento del marito, e Chiara si ritrova da sola a ricostruire pezzo per pezzo la sua nuova vita. Adesso deve lasciare andare il “noi” per far spazio alla sua nuova “me”.

Chiara e suo marito si sono conosciuti alla giovane età di 18 anni in uno studio medico per sostegni psicologici. Lei vicina all’anoressia, lui abbandonato dalla madre. Si sono innamorati subito, si sono sposati e hanno vissuto insieme fino a quel momento. Brevemente è presentata l’adolescenza difficile di questi due personaggi, che quasi si scelgono reciprocamente col fine di “salvarsi” crescendo insieme. Si ritrovano così complici di una vita serena che costruiscono da soli nel paesino d’origine: Vicariello. Dopo qualche tempo si trasferiscono in città a Roma per questioni lavorative: lei scrive romanzi e rubriche per una nota casa giornalistica, lui è avvocato. Non hanno figli e odiano il cambiamento, sentimento che li porta a vivere nelle loro rassicuranti abitudini.
Tutto precipita quando, appunto, il marito decide di allontanarsi da Chiara e fugge a Dublino per prendersi una pausa. La donna precipita in uno stato di apatia, accompagnato dal senso di abbandono e solitudine. A tutto ciò si aggiunge il licenziamento.
Il romanzo inizia proprio qui, con la terapia della dottoressa T. che le suggerisce un gioco, apparentemente semplice e quasi futile: per dieci minuti ogni giorno Chiara doveva fare qualsiasi cosa mai fatta prima in vita sua.

Pensateci un attimo. Per un mese, ogni giorno, per dieci minuti. Un pizzico di tempo della nostra vita speso in qualcosa che non abbiamo mai fatto prima. Dieci minuti possono sembrare pochi, ma in realtà hanno una tal forza nella nostra comune quotidianità da poter raccogliere un’immensità di emozioni nuove. E’ un semplice gioco che richiede coraggio e fantasia. Ti chiede di aprirti al mondo ed al cambiamento. Il coraggio sta proprio in questo, nell’abbracciare il cambiamento ed uscirne interi, magari più forti, più sicuri e più vivi.
Da questo gioco Chiara scopre di non essere veramente sola. Riscopre le amicizie che la circondano, riscopre alla fine suo Marito e, cosa ancor più importante, riscopre se stessa.

E’ un romanzo che ci permette con semplicità di leggere il cuore dell’autrice, e, nonostante abbia letto delle critiche negative a riguardo, io ne sono rimasta piacevolmente colpita.
Non è un libro impegnativo, è breve e scorrevole. Ha una struttura che imita le pagine di un diario ed è scritto in prima persona.

Lo consiglio per chi cerca “una lettura da accompagnare al tè”, semplice, leggera, non banale.

E’ un libro che va colto, come le occasioni. Adatto a chi crede nel valore del tempo e per chi cerca il giusto stimolo per cambiare e scacciare la negatività.

Chiara Gamberale (Fonte immagine: biografieonline.it)

Sebbene non ci sia un finale romantico alla Nicholas Sparks (e probabilmente non piangerete una volta concluso il libro), è una storia “reale”. E’ la “vita cruda”, la vita che ci coglie impreparati e ci chiede di rialzarci e raccogliere il buono che resta.
Senza speranza non riuscirete a comprendere il “lieto fine” della Gamberale.

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